«Avete sofferto, vi esprimo gratitudine»
di Serena Arbizzi
Il vescovo Cavina cita le parole con cui in Pontefice ha accettato l’invito nella Bassa devastata dal terremoto del 2012
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CARPILa storica visita di Papa Francesco raddoppia: il 2 aprile, in mattinata il Pontefice sarà a Carpi e nel pomeriggio a Mirandola. Un segno di attenzione nei confronti della Bassa terremotata, dove le ferite del sisma del 2012 sono ancora evidenti. Sarà un giorno intenso con un programma serrato. La diocesi di Carpi comprende anche Rolo, da cui quel giorno arriveranno tanti parrocchiani, così come da altre zone della provincia reggiana.. Monsignor Cavina, come le ha comunicato Papa Francesco che il suo desiderio di una visita a Carpi e nella Bassa, dopo anni di richieste tenaci, stava diventando realtà?
«Mi ha contattato il Santo Padre in persona per telefono, invitandomi a recarmi a Roma, a Santa Marta, lunedì 20 di febbraio alle 16: cosa che naturalmente ho fatto. Abbiamo avuto un colloquio di un’ora e mezza. Nel pieno della conversazione, alzando la testa e sorridendo, mi ha detto: “Bene. Ho deciso di venire a Carpi prima di Pasqua”. Per fortuna ero seduto... Sono stato colto da un’emozione forte, fortissima. Poi il Papa mi ha spiegato la ragione della sua scelta. Mi ha detto: “Io voglio dare un segno di gratitudine pubblico per l’opera di ricostruzione della diocesi che è stata realizzata in questi cinque anni. So bene che è stato un cammino non facile e a volte anche segnato dalla sofferenza”. Questo, dunque, vuole essere, da parte del Pontefice, un riconoscimento pubblico del lavoro svolto. Di questo sono stato profondamente grato, cogliendo anche il segno d’affetto racchiuso in questo gesto importante».
La cattedrale di Carpi è ristrutturata. Diverse chiese sono ancora da completare, soprattutto nella Bassa terremotata. È stata una sua richiesta esplicita al Santo Padre che la visita si estendesse anche a Mirandola?
«Mi sembrava onesto verso la parte Nord della diocesi fare vedere al Santo Padre non solo la parte bella, ma anche gli elementi di ricostruzione che stanno ancora segnando il passo. Gli ho detto che avrebbe visto Carpi, una bellissima città, ma non tutta la realtà della diocesi è così. Gli ho chiesto espressamente se poteva trasferirsi nella parte Nord della diocesi. Tra i vari Comuni, è stata scelta proprio Mirandola perché c’è un duomo che si trova veramente in condizioni pietose. Ha accettato la proposta. Così nel pomeriggio, dopo l’incontro con il clero, i seminaristi e i religiosi, ci trasferiremo a Mirandola. Il Papa visiterà il duomo e sulla piazza incontrerà la popolazione».
Al proposito di Bassa, realizzerete un centro della spiritualità anche a Sant’Antonio in Mercadello.
«Sì, è una delle 3 nuove opere di costruzione che partiranno subito dopo Pasqua. Si tratta di una frazione a metà della diocesi: la scelta è stata effettuata anche per rivitalizzare questo punto della comunità».
Cos’altro vi siete detti, lei e il Santo Padre?
«Non potevo che dirgli grazie e nello stesso tempo sottolineare che si tratta di un grande onore che ci lega alla responsabilità di valorizzare al meglio questo dono. Gli ho citato la visita ricevuta da Papa Benedetto XVI, ma anche la grande responsabilità perché la visita di due Papi in cinque anni è davvero un evento storico».
La macchina organizzativa che si è messa in moto sarà certamente imponente.
«Certo, soprattutto perché bisogna tenere presente che allo stesso tempo c’è una macchina organizzativa che si è messa in moto per la riapertura della cattedrale. Il Papa ha voluto che la sua visita rappresentasse un momento distinto. Essendo le date vicine, l’impegno dal punto di vista organizzativo è stato enorme. Sono supportato da laici e sacerdoti molto motivati e capaci».
Oltre a tutto questo, lei è anche in partenza per Erbil, dove si trovano le famiglie cristiane sfuggite all’Isis.
«Venerdì prossimo partirò per quella destinazione, per continuare la missione che ho iniziato nei mesi precedenti. Stavolta visiterò i territori liberati dall’Isis per toccare con mano come sarà possibile il ritorno dei cristiani profughi a Erbil nei loro villaggi. L’Isis ha distrutto non solo i luoghi di culto, in spregio al cristianesimo, ma anche le abitazioni dei cristiani. Quindi si parlerà di come favorire la ricostruzione di questi luoghi».
Tre appuntamenti cruciali: per una primavera intensa.
«Decisamente intensa: sarà una fioritura».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«Mi ha contattato il Santo Padre in persona per telefono, invitandomi a recarmi a Roma, a Santa Marta, lunedì 20 di febbraio alle 16: cosa che naturalmente ho fatto. Abbiamo avuto un colloquio di un’ora e mezza. Nel pieno della conversazione, alzando la testa e sorridendo, mi ha detto: “Bene. Ho deciso di venire a Carpi prima di Pasqua”. Per fortuna ero seduto... Sono stato colto da un’emozione forte, fortissima. Poi il Papa mi ha spiegato la ragione della sua scelta. Mi ha detto: “Io voglio dare un segno di gratitudine pubblico per l’opera di ricostruzione della diocesi che è stata realizzata in questi cinque anni. So bene che è stato un cammino non facile e a volte anche segnato dalla sofferenza”. Questo, dunque, vuole essere, da parte del Pontefice, un riconoscimento pubblico del lavoro svolto. Di questo sono stato profondamente grato, cogliendo anche il segno d’affetto racchiuso in questo gesto importante».
La cattedrale di Carpi è ristrutturata. Diverse chiese sono ancora da completare, soprattutto nella Bassa terremotata. È stata una sua richiesta esplicita al Santo Padre che la visita si estendesse anche a Mirandola?
«Mi sembrava onesto verso la parte Nord della diocesi fare vedere al Santo Padre non solo la parte bella, ma anche gli elementi di ricostruzione che stanno ancora segnando il passo. Gli ho detto che avrebbe visto Carpi, una bellissima città, ma non tutta la realtà della diocesi è così. Gli ho chiesto espressamente se poteva trasferirsi nella parte Nord della diocesi. Tra i vari Comuni, è stata scelta proprio Mirandola perché c’è un duomo che si trova veramente in condizioni pietose. Ha accettato la proposta. Così nel pomeriggio, dopo l’incontro con il clero, i seminaristi e i religiosi, ci trasferiremo a Mirandola. Il Papa visiterà il duomo e sulla piazza incontrerà la popolazione».
Al proposito di Bassa, realizzerete un centro della spiritualità anche a Sant’Antonio in Mercadello.
«Sì, è una delle 3 nuove opere di costruzione che partiranno subito dopo Pasqua. Si tratta di una frazione a metà della diocesi: la scelta è stata effettuata anche per rivitalizzare questo punto della comunità».
Cos’altro vi siete detti, lei e il Santo Padre?
«Non potevo che dirgli grazie e nello stesso tempo sottolineare che si tratta di un grande onore che ci lega alla responsabilità di valorizzare al meglio questo dono. Gli ho citato la visita ricevuta da Papa Benedetto XVI, ma anche la grande responsabilità perché la visita di due Papi in cinque anni è davvero un evento storico».
La macchina organizzativa che si è messa in moto sarà certamente imponente.
«Certo, soprattutto perché bisogna tenere presente che allo stesso tempo c’è una macchina organizzativa che si è messa in moto per la riapertura della cattedrale. Il Papa ha voluto che la sua visita rappresentasse un momento distinto. Essendo le date vicine, l’impegno dal punto di vista organizzativo è stato enorme. Sono supportato da laici e sacerdoti molto motivati e capaci».
Oltre a tutto questo, lei è anche in partenza per Erbil, dove si trovano le famiglie cristiane sfuggite all’Isis.
«Venerdì prossimo partirò per quella destinazione, per continuare la missione che ho iniziato nei mesi precedenti. Stavolta visiterò i territori liberati dall’Isis per toccare con mano come sarà possibile il ritorno dei cristiani profughi a Erbil nei loro villaggi. L’Isis ha distrutto non solo i luoghi di culto, in spregio al cristianesimo, ma anche le abitazioni dei cristiani. Quindi si parlerà di come favorire la ricostruzione di questi luoghi».
Tre appuntamenti cruciali: per una primavera intensa.
«Decisamente intensa: sarà una fioritura».
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