Gazzetta di Reggio

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Vincenzo Iaquinta querela il sindaco di Quattro Castella   

Ambra Prati
Vincenzo Iaquinta querela il sindaco di Quattro Castella   

L’ex calciatore della Nazionale e il padre Giuseppe non hanno digerito le frasi sul campo da calcio che volevano realizzare a loro spese: il primo cittadino in tv ha detto di non averlo permesso per i loro guai con la giustizia

22 marzo 2017
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QUATTRO CASTELLA. L’ex calciatore della Juventus e della Nazionale Vincenzo Iaquinta e il padre Giuseppe hanno denunciato e querelato il sindaco di Quattro Castella Andrea Tagliavini, assieme al responsabile di Telereggio, per «diffamazione a mezzo strumento televisivo con l’aggravante della qualità di pubblico ufficiale per Tagliavini».
Lo fa sapere in una nota l’avvocato Carlo Taormina, che difende entrambi gli Iaquinta.

La denuncia si riferisce ad una intervista rilasciata all’emittente televisiva locale il 13 marzo scorso, durante la quale il sindaco ha riferito della richiesta avanzata dal calciatore di realizzare un campetto da calcio vicino alla sua abitazione castellese a favore della comunità. Tagliavini ha istituito un collegamento tra questo episodio comunale e il maxiprocesso Aemilia, dove padre e figlio sono coinvolti con posizioni distinte: Giuseppe, residente a Reggiolo, è indagato per associazione a delinquere, Vincenzo, abitante a Quattro Castella, per aver custodito un’arma. Una correlazione fuori luogo, secondo gli Iaquinta, condita da giudizi pure offensivi.

L’avvocato Taormina scrive che il primo cittadino Tagliavini «richiesto dal conduttore, evidenziava come nei confronti di un mafioso condannato quale Nicolino Grande Aracri si sarebbe rifiutato di riceverlo e gli avrebbe tolto il saluto». Quindi, «non richiesto da nessuno, rivelava di aver respinto la richiesta di Vincenzo Iaquinta di poter costruire a sue spese un campo di calcio su terreno comunale insistente nel proprio quartiere, in quanto figlio di persona in odore di mafia, così riferendosi al padre Giuseppe Iaquinta».
Il sindaco avrebbe poi aggiunto, riferisce Taormina, che «atteggiamenti dell’amministrazione come quelli assunti nei confronti di Vincenzo Iaquinta si imponevano anche rispetto a gesti di liberalità a favore del comune e della comunità, così estrinsecando giudizi di accresciuto disprezzo nei confronti dei predetti».

Tagliavini è stato anche denunciato per violazione di segreto d’ufficio, sulla base della «comunicazione all’opinione pubblica dell’esito di una procedura amministrativa non ancora esplicitata e quindi da ritenersi coperti dal segreto i relativi atti».

Quanto a Giuseppe Iaquinta, sempre presente nell’aula bunker e che ha sempre sostenuto la sua estraneità al sodalizio, «nella querela si evidenzia come egli sia stato raggiunto da una sentenza della Corte di Cassazione condivisa dal tribunale della Libertà di Bologna con provvedimento non impugnato dal pubblico ministero, con cui ne era stata dichiarata la totale estraneità ai fatti oggetto del processo Aemilia, e come tali provvedimenti giudiziari abbiano avuto vasta eco mediatica – conclude il difensore – sì da non potersi ipotizzare l’ignoranza del sindaco Tagliavini». Quest’ultimo ieri non ha voluto commentare l’azione legale nei suoi confronti. «Non ho ricevuto nessuna querela. Se dovesse arrivare, allora farò una dichiarazione», ha fatto sapere il sindaco.