Aemilia bis si spezza in due tronconi
di Tiziano Soresina
Le accuse ai Vertinelli (intestazione fittizia e distrazione di beni) finiscono nel maxi procedimento al clan Grande Aracri
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REGGIO EMILIA. Una parte non indifferente del processo Aemilia bis viene riunito al maxi procedimento principale in corso a Reggio nell’aula bunker.
Questa biforcazione è stata decisa ieri pomeriggio dalla Corte (presieduta da Giovanni Ghini, giudici a latere Alessandra Cardarelli e Luca Ramponi) ritirandosi due volte in camera di consiglio. Nel primo caso i magistrati giudicanti ne sono usciti respingendo la competenza territoriale di Verona sollevata nell’udienza scorsa dai difensori dei Vertinelli (cioè i legali Alessio Fornaciari, Maria Battaglini e Teresa Corradi Cervi). La Corte ha specificato che prevale l’attrazione dell’aggravante mafiosa, cioè “di aver agito – come si legge nelle imputazioni – al fine di agevolare l’attività dell’associazione di stampo mafioso denominata ’ndrangheta e in particolare dell’articolazione emiliana avente epicentro nella provincia di Reggio Emilia”.
Poi il collegio giudicante ha stabilito la riunione di quattro capi d’imputazione riguardante il gruppo Vertinelli (ma anche la 28enne Tania Giglio) al maxi processo Aemilia, non ritenendo leso il loro diritto di difesa. Si tratta non solo dell’accusa di intestazione fittizia, ma anche quella d’aver sottratto somme all’amministrazione giudiziaria di alcuni beni sotto sequestro il che coinvolge Tania Giglio e i figli dei due fratelli Palmo e Giuseppe Vertinelli originari di Cutro ma residenti da tempo a Montecchio. Una riunione “sollecitata” sempre dal pool legale dei Vertinelli («Sono temi che il collegio di Aemilia già conosce – dicono a fine-udienza – quindi la nostra difesa rimane unica) e a cui anche i pm antimafia Marco Mescolini e Beatrice Ronchi hanno dato parere favorevole.
Ad Aemilia erano sinora rimasti estranei la citata Tania Giglio e Antonio Vertinelli (classe 1990, figlio di Palmo). Nell’udienza di martedì prossimo sarà la Corte di Aemilia a decidere come procedere relativamente a questo nuovo “ingresso” (sei i testimoni citati dalla difesa, mentre altri hanno già deposto nell’aula-bunker su queste accuse).
Nel troncone rimanente di Aemilia bis è già stata presa una decisione relativa alla prossima udienza (fissata per il 19 aprile). Il collegio giudicante affiderà infatti a un perito la trascrizione di una serie di intercettazioni non utilizzate nel processo principale. Sempre in questo procedimento, oltre al commercialista 45enne Donato Agostino Clausi (condannato nell’udienza preliminare di Aemilia a 10 anni e 4 mesi di reclusione), figura tra gli imputati il reggiano 67enne Mario Mazzotti che è difeso dall’avvocato Franco Beretti. L’imprenditore respinge l’accusa di aver dato un contributo all'associazione mafiosa. «Lui comprò un’azienda da Giuseppe Giglio perché – rimarca il difensore – quello è il suo mestiere ed era in buona fede». Per questo nella lista testimoni ha indicato a deporre il pentito.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Questa biforcazione è stata decisa ieri pomeriggio dalla Corte (presieduta da Giovanni Ghini, giudici a latere Alessandra Cardarelli e Luca Ramponi) ritirandosi due volte in camera di consiglio. Nel primo caso i magistrati giudicanti ne sono usciti respingendo la competenza territoriale di Verona sollevata nell’udienza scorsa dai difensori dei Vertinelli (cioè i legali Alessio Fornaciari, Maria Battaglini e Teresa Corradi Cervi). La Corte ha specificato che prevale l’attrazione dell’aggravante mafiosa, cioè “di aver agito – come si legge nelle imputazioni – al fine di agevolare l’attività dell’associazione di stampo mafioso denominata ’ndrangheta e in particolare dell’articolazione emiliana avente epicentro nella provincia di Reggio Emilia”.
Poi il collegio giudicante ha stabilito la riunione di quattro capi d’imputazione riguardante il gruppo Vertinelli (ma anche la 28enne Tania Giglio) al maxi processo Aemilia, non ritenendo leso il loro diritto di difesa. Si tratta non solo dell’accusa di intestazione fittizia, ma anche quella d’aver sottratto somme all’amministrazione giudiziaria di alcuni beni sotto sequestro il che coinvolge Tania Giglio e i figli dei due fratelli Palmo e Giuseppe Vertinelli originari di Cutro ma residenti da tempo a Montecchio. Una riunione “sollecitata” sempre dal pool legale dei Vertinelli («Sono temi che il collegio di Aemilia già conosce – dicono a fine-udienza – quindi la nostra difesa rimane unica) e a cui anche i pm antimafia Marco Mescolini e Beatrice Ronchi hanno dato parere favorevole.
Ad Aemilia erano sinora rimasti estranei la citata Tania Giglio e Antonio Vertinelli (classe 1990, figlio di Palmo). Nell’udienza di martedì prossimo sarà la Corte di Aemilia a decidere come procedere relativamente a questo nuovo “ingresso” (sei i testimoni citati dalla difesa, mentre altri hanno già deposto nell’aula-bunker su queste accuse).
Nel troncone rimanente di Aemilia bis è già stata presa una decisione relativa alla prossima udienza (fissata per il 19 aprile). Il collegio giudicante affiderà infatti a un perito la trascrizione di una serie di intercettazioni non utilizzate nel processo principale. Sempre in questo procedimento, oltre al commercialista 45enne Donato Agostino Clausi (condannato nell’udienza preliminare di Aemilia a 10 anni e 4 mesi di reclusione), figura tra gli imputati il reggiano 67enne Mario Mazzotti che è difeso dall’avvocato Franco Beretti. L’imprenditore respinge l’accusa di aver dato un contributo all'associazione mafiosa. «Lui comprò un’azienda da Giuseppe Giglio perché – rimarca il difensore – quello è il suo mestiere ed era in buona fede». Per questo nella lista testimoni ha indicato a deporre il pentito.
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