Gazzetta di Reggio

Reggio

IL GIORNO DELLE ISTITUZIONI 

Al banco dei testi anche Manghi e diversi sindaci

Al banco dei testi anche Manghi e diversi sindaci

REGGIO EMILIA. Oggi al processo Aemilia, sarà il giorno delle istituzioni. Ad uno ad uno, a partire dall’assessore regionale alle Politiche per la legalità Massimo Mezzetti e dal presidente della...

18 aprile 2017
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REGGIO EMILIA. Oggi al processo Aemilia, sarà il giorno delle istituzioni. Ad uno ad uno, a partire dall’assessore regionale alle Politiche per la legalità Massimo Mezzetti e dal presidente della Provincia di Reggio Emilia, sul banco dei testimoni nell’aula-bunker allestita nel cortile del Palazzo di giustizia sfileranno i rappresentanti degli enti locali che si sono costituti parte civile.
Oltre alla Regione ed al Comune di Reggio, altri cinque Comuni che si sono uniti nella causa alla Provincia e che sono rappresentati dall’avvocato bolognese Salvatore Tesoriero: Bibbiano, Brescello, Gualtieri, Montecchio e Reggiolo, che saranno rappresentati dai rispettivi sindaci (dal commissario prefettizio nel caso di Brescello). E tanti altri primi cittadini saranno tra il pubblico per rappresentare anche fisicamente il fronte comune che vede tutte le istituzioni impegnate nel contrasto ad ogni tentativo di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. La costituzione di parte civile al maxiprocesso contro la’ndrangheta vede Provincia e Comuni reggiani in veste di “persone offese e danneggiate rispetto a tutti i capi di imputazione che hanno ad oggetto i delitti commessi nel territorio del rispettivi enti o la cui manifestazione abbia comunque arrecato un danno all’ente stesso”.
«La nostra testimonianza diretta — spiega il presidente Giammaria Manghi della Provincia — servirà per sostenere dinnanzi al Tribunale e dunque alla nostra comunità quali sono le ragioni per cui le amministrazioni locali reggiane hanno intentata una causa che ha ben pochi precedenti in Italia e per ribadire l’impegno delle istituzioni nel rifiutare e contrastare qualsivoglia forma di prevaricazione e di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. Dovremo illustrare alla Corte per quali motivi le nostre comunità si ritengono danneggiate dalle condotte criminose oggetto del processo — conclude — ma al tempo stesso ribadire la nostra volontà di ripartire e riaffermare i principi di legalità e di democrazia che hanno sempre contraddistinto questo territorio».