Il pentito Giglio riapre i giochi in appello
di Enrico Lorenzo Tidona
L’accusa chiede di sentire il grande accusatore della cosca. Gli avvocati si oppongono e la Corte rinvia tutto al 6 maggio
29 aprile 2017
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INVIATO A BOLOGNA. Sei ore di confronto, una trentina di avvocati schierati accanto a quattro pm e davanti a tre giudici disposti nell’aula Bachelet, tra banchi lignei dell’antico palazzo di giustizia di Bologna. È cominciato così, ieri, l’appello degli abbreviati di Aemilia. Quello fu il primo capitolo delle varie fasi del processo: fu celebrato l’anno scorso davanti al gup Francesca Zavaglia e si era concluso il 22 aprile 2016 con 58 condanne su 71 imputati, con pene fino a 15 anni (come quella inflitta a Nicolino Sarcone). Un’udienza preliminare che fu scelta principalmente dai capi dell’organizzazione, ma che aveva portato alla condanna tra gli altri del giornalista reggiano Marco Gibertini (9 anni e 4 mesi), del poliziotto Domenico Mesiano (8 anni e 6 mesi) o dell’imprenditore reggiano Giovanni Vecchi (ieri presente a Bologna).
Le parti in causa hanno dibattuto ieri per ore anche su un’istanza di grande rilevanza: sentire o meno Giuseppe Giglio, l’imprenditore imputato divenuto collaboratore di giustizia, acquisendo anche i verbali con le sue dichiarazioni e ascoltando poi la polizia giudiziaria che ha indagato per trovare i riscontri alle sue parole.
Richieste di rinnovazione di istruttoria dibattimentale avanzate ieri dalla procura generale con i pm Umberto Palma e Nicola Proto affiancati dai due pm che hanno seguito per la Dda l’inchiesta e il primo grado di giudizio, Marco Mescolini e Beatrice Ronchi. Istanza presentata in appello del processo di ’ndrangheta, che conta ora 60 imputati, quelli che avevano scelto il rito abbreviato. Pino Giglio è stato condannato in primo grado a 12 anni ed è l’unico pentito di Aemilia.
È stato già sentito come testimone nel dibattimento in corso a Reggio Emilia, dove sono a giudizio altri 147 imputati con il rito ordinario. Dichiarazioni seguite ai verbali di interrogatorio acquisiti a Reggio - cominciato dopo gli abbreviati - che rappresentano una novità rispetto alle udienze del gup.
Sull’istanza e sulle eccezioni di competenza territoriale presentate dalle difese nella prima udienza la Corte, presieduta dal giudice Cecilia Calandra, si pronuncerà il 6 maggio, quando prenderà la parola il giudice relatore. L’udienza del 5 maggio, infatti, salterà per lo sciopero indetto dagli avvocati penalisti.
Le 60 posizioni giunte ieri si dividono tra appelli delle difese e impugnazioni della Dda.
Tra le assoluzioni appellate dalla procura di Bologna, c’è quella di Giuseppe Pagliani (assente ieri), avvocato reggiano e consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, difeso dall’avvocato Alessandro Sivelli. Giglio, sentito nel dicembre scorso in aula a Reggio durante Aemilia con video collegamento da una località segreta, aveva ribadito che Pagliani fu contattato dalla cosca per un intervento politico, mirato a stoppare la raffica di interdittive antimafia emesse in quel periodo dal prefetto di Reggio Antonella De Miro. Affermazioni tacciate di falsità da parte del politico azzurro, assolto proprio in udienza preliminare. Come detto, in appello torna nel perimetro del processo l’unico scampolo di politica compreso nell’inchiesta Aemilia. Oltre a lui è stato impugnato il proscioglimento per prescrizione della corruzione elettorale di Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl a Parma.
Le parti in causa hanno dibattuto ieri per ore anche su un’istanza di grande rilevanza: sentire o meno Giuseppe Giglio, l’imprenditore imputato divenuto collaboratore di giustizia, acquisendo anche i verbali con le sue dichiarazioni e ascoltando poi la polizia giudiziaria che ha indagato per trovare i riscontri alle sue parole.
Richieste di rinnovazione di istruttoria dibattimentale avanzate ieri dalla procura generale con i pm Umberto Palma e Nicola Proto affiancati dai due pm che hanno seguito per la Dda l’inchiesta e il primo grado di giudizio, Marco Mescolini e Beatrice Ronchi. Istanza presentata in appello del processo di ’ndrangheta, che conta ora 60 imputati, quelli che avevano scelto il rito abbreviato. Pino Giglio è stato condannato in primo grado a 12 anni ed è l’unico pentito di Aemilia.
È stato già sentito come testimone nel dibattimento in corso a Reggio Emilia, dove sono a giudizio altri 147 imputati con il rito ordinario. Dichiarazioni seguite ai verbali di interrogatorio acquisiti a Reggio - cominciato dopo gli abbreviati - che rappresentano una novità rispetto alle udienze del gup.
Sull’istanza e sulle eccezioni di competenza territoriale presentate dalle difese nella prima udienza la Corte, presieduta dal giudice Cecilia Calandra, si pronuncerà il 6 maggio, quando prenderà la parola il giudice relatore. L’udienza del 5 maggio, infatti, salterà per lo sciopero indetto dagli avvocati penalisti.
Le 60 posizioni giunte ieri si dividono tra appelli delle difese e impugnazioni della Dda.
Tra le assoluzioni appellate dalla procura di Bologna, c’è quella di Giuseppe Pagliani (assente ieri), avvocato reggiano e consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, difeso dall’avvocato Alessandro Sivelli. Giglio, sentito nel dicembre scorso in aula a Reggio durante Aemilia con video collegamento da una località segreta, aveva ribadito che Pagliani fu contattato dalla cosca per un intervento politico, mirato a stoppare la raffica di interdittive antimafia emesse in quel periodo dal prefetto di Reggio Antonella De Miro. Affermazioni tacciate di falsità da parte del politico azzurro, assolto proprio in udienza preliminare. Come detto, in appello torna nel perimetro del processo l’unico scampolo di politica compreso nell’inchiesta Aemilia. Oltre a lui è stato impugnato il proscioglimento per prescrizione della corruzione elettorale di Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl a Parma.