Aemilia, due testimoni sono scomparsi 

di Tiziano Soresina
Aemilia, due testimoni sono scomparsi 

Chiamati a deporre dalla Dda su estorsioni e minacce. L’imprenditore reggiano sarebbe in Congo

05 maggio 2017
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REGGIO EMILIA. Di venire a testimoniare al maxi processo Aemilia non ne hanno proprio nessuna intenzione e sono letteralmente spariti dalla circolazione.
Sta accadendo anche questo e le ricerche delle forze dell’ordine – coordinate dalla Dda di Bologna – non hanno portato a nulla relativamente all’imprenditore reggiano 34enne Matteo Lusetti e al tunisino 51enne Mounir Ferjani.
Per quanto concerne Lusetti, da quanto "filtra" le sue preoccupazioni non sarebbero legate solo alla maxi inchiesta Aemilia, ma anche a minacce ricevute da "qualcuno" finito in un'importante indagine su fatturazioni fasulle. Sta di fatto che il 34enne è stato cercato inutilmente negli Stati Uniti, ma ora le sue “tracce” porterebbero in Congo. Sarà vera questa pista africana?
L'imprenditore reggiano avrebbe dovuto riferire su diversi episodi di estorsione risalenti all'aprile-maggio 2010.
Secondo quanto ricostruito dalla Dda, in quell'epoca il giovane imprenditore, in difficoltà economiche, commise l'errore di rivolgersi a persone d’origine cutrese per prestiti in denaro: e cominciò così a essere "spremuto" da diversi soggetti, che secondo l'accusa lo posero in uno stato di soggezione. Salvatore Sestito e Carmine Belfiore, per un prestito di 5mila euro (maggiorato di un tasso usurario pari al 20% mensile) lo costrinsero a consegnare l'auto – una Honda Civic – promettendo di restituirla solo quando lui avrebbe corrisposto 7mila euro, più altri 1.500 euro. Sempre secondo l’accusa, Francesco Lomonaco e Francesco Di Via gli chiesero, sul presupposto di un debito in realtà insussistente, tre assegni bancari da 14.500 euro, facendogli presagire ripercussioni fisiche: «In caso contrario, vengo da te». Infine Salvatore Silipo e Alfonso Mendicino "sequestrarono" al giovane oggetti in oro, a garanzia di un prestito di 2.500 euro in realtà mai concesso. Questa la ricostruzione degli inquirenti, ma il testimone-chiave resta irreperibile.
Non si troverebbe più in Italia neppure Ferjani e stiamo parlando di un uomo che sarebbe stato minacciato puntandogli una pistola alla tempia... La Dda fa risalire questa vicenda fra il dicembre 2011 e il marzo 2012, indicando in Gaetano Blasco ed Antonio Valerio chi avrebbe messo sotto “pressione” il nordafricano, con offese ed intimidazioni anche in presenza di una pattuglia dei carabinieri.
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