via franklin
Per Turrà altre misure preventive
Confiscata la casa in città e cinque anni di sorveglianza speciale
05 maggio 2017
2 MINUTI DI LETTURA
REGGIO. Ulteriore misura di prevenzione nei confronti di Roberto Turrà, 42 anni, il reggiano di origini cutresi coinvolto nel maxiprocesso Aemilia: da un lato la confisca di un immobile già sottoposto a sequestro preventivo, dall’altro la sorveglianza speciale per cinque anni con obbligo di soggiorno.
Turrà è considerato un personaggio di spicco del clan Grande Aracri. Condannato a 9 anni e 6 mesi nel rito abbreviato svoltosi a Bologna, dove ora si sta svolgendo l’Appello, il nome di Turrà è emerso più volte: sia nell’aula bunker di Reggio, dove è stato indicato insieme ad Antonio Valerio da un imprenditore minacciato per la vicenda della Naturalmente Srl e per altri episodi estorsivi, sia nelle recenti dichiarazioni del pentito Francesco Oliverio, che lo ha riconosciuto come una persona che vedeva abbastanza spesso a Rho.
Nel luglio 2016 è avvenuto il sequestro preventivo dell’abitazione privata di Roberto Turrà, in via Franklin a due passi dal centro cittadino, con annesso garage e cantina; formalmente intestata a un familiare, ma secondo il Tribunale di Reggio a lui riconducibile. Il sequestro, insieme a gioielli e orologi, è stato stimato in un valore di 180mila euro.
Ora la Squadra Mobile e la Divisione Anticrimine della questura hanno dato esecuzione al provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio. L’immobile è stato confiscato: la confisca non è definitiva poiché i difensori di Turrà – avvocato Peppino Brugnano del foro di Bologna e Luigi Colacino del foro di Crotone – presenteranno senza dubbio istanza di impugnazione, ma si tratta comunque del primo passo verso l’esproprio.
La nuova misura di prevenzione personale prevede anche un provvedimento particolarmente severo: la sorveglianza speciale per cinque anni, con obbligo di soggiorno. Significa che, quando il condannato avrà finito di scontare la pena per Aemilia, avrà l’obbligo di restare per altri cinque anni nel Comune di residenza, con il divieto di uscire di casa dalle 21 alle 7.
L’operazione, coordinata dalla DDa di Bologna, evidenzia l’impegno, sollecitato dla questore Isabella Fusiello, di colpire i patrimoni dei soggetti indiziati di appartenere ai sodalizi mafiosi. (am.p.)
Turrà è considerato un personaggio di spicco del clan Grande Aracri. Condannato a 9 anni e 6 mesi nel rito abbreviato svoltosi a Bologna, dove ora si sta svolgendo l’Appello, il nome di Turrà è emerso più volte: sia nell’aula bunker di Reggio, dove è stato indicato insieme ad Antonio Valerio da un imprenditore minacciato per la vicenda della Naturalmente Srl e per altri episodi estorsivi, sia nelle recenti dichiarazioni del pentito Francesco Oliverio, che lo ha riconosciuto come una persona che vedeva abbastanza spesso a Rho.
Nel luglio 2016 è avvenuto il sequestro preventivo dell’abitazione privata di Roberto Turrà, in via Franklin a due passi dal centro cittadino, con annesso garage e cantina; formalmente intestata a un familiare, ma secondo il Tribunale di Reggio a lui riconducibile. Il sequestro, insieme a gioielli e orologi, è stato stimato in un valore di 180mila euro.
Ora la Squadra Mobile e la Divisione Anticrimine della questura hanno dato esecuzione al provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio. L’immobile è stato confiscato: la confisca non è definitiva poiché i difensori di Turrà – avvocato Peppino Brugnano del foro di Bologna e Luigi Colacino del foro di Crotone – presenteranno senza dubbio istanza di impugnazione, ma si tratta comunque del primo passo verso l’esproprio.
La nuova misura di prevenzione personale prevede anche un provvedimento particolarmente severo: la sorveglianza speciale per cinque anni, con obbligo di soggiorno. Significa che, quando il condannato avrà finito di scontare la pena per Aemilia, avrà l’obbligo di restare per altri cinque anni nel Comune di residenza, con il divieto di uscire di casa dalle 21 alle 7.
L’operazione, coordinata dalla DDa di Bologna, evidenzia l’impegno, sollecitato dla questore Isabella Fusiello, di colpire i patrimoni dei soggetti indiziati di appartenere ai sodalizi mafiosi. (am.p.)