Aemilia, processo d’appello: il pentito Giglio sarà ascoltato ma non su Giuseppe Pagliani
I giudici della terza sezione penale hanno accolto la richiesta dei pm di ascoltare il collaboratore di giustizia
REGGIO EMILIA. Il pentito Giuseppe Giglio sarà sentito nel processo di appello di Aemilia, in corso a Bologna per 60 imputati in abbreviato, ma la sua testimonianza sarà mirata solo su tre posizioni.
I giudici della terza sezione penale hanno infatti accolto la richiesta dei pm di ascoltare il collaboratore di giustizia (condannato con rito abbreviato a 12 anni) solo in riferimento a Selvino Floro Vito, Alessandro Palermo e Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl del Comune di Parma prosciolto per prescrizione dall’accusa di corruzione elettorale.
L’audizione di Giglio è programmata in videoconferenza per le udienze del 12 e il 13 maggio, insieme a quella del maresciallo dei carabinieri di Modena che ha fatto verifiche sull’attendibilità delle dichiarazioni messe a verbale.
I pm avevano chiesto che Giglio fosse ascoltato su numerosi altri imputati, tra cui Giuseppe Pagliani, assolto in primo grado (e per il quale la procura ha fatto appello). I giudici però hanno ritenuto che le richieste non fossero adeguatamente motivate. Non basta infatti per i giudici che il pentito riferisca fatti nuovi ma è necessario che siano circostanziati. La corte ha comunque disposto l’acquisizione dei verbali delle dichiarazioni rilasciati dal pentito cutrese in due udienze a novembre al processo Aemilia a Reggio.
L’avvocato Giovanni Tarquini, che assiste Pagliani con Alessandro Sivelli, ha commentato così la decisione della corte: «Il fatto che il pentito Giglio non sia ascoltato su Pagliani è un segnale importante e giuridicamente ineccepibile. Va detto che il mio assistito, già assolto in primo grado, non avrebbe avuto nulla da temere da queste dichiarazioni in quanto la sua posizione è limpida».
La Corte ha ammesso l’esame di Giglio anche su quanto circostanziato dagli appelli di tre difese, quelle di Salvatore Cappa, Francesco Gullà e Donato Agostino Clausi, dando la possibilità al pentito inoltre di essere ascoltato «a fini assolutori o di riconoscimento dell'attenuante della collaborazione».