«In Congo? Ha paura... non per Aemilia»
di Tiziano Soresina
Pisanello, legale di un imputato, parla del testimone reggiano sparito: «Non è un imprenditore, giocava d’azzardo»
09 maggio 2017
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REGGIO EMILIA. La loro deposizione latita da mesi al maxi processo Aemilia, ma su uno dei due testimoni scomparsi – cioè il reggiano 34enne Matteo Lusetti – l’avvocato Carmen Pisanello (difendore di Carmine Belfiore, chiamato in causa, con altri, per un’estorsione proprio dall’uomo sparito) ha parecchie cose da dire, partendo da una puntualizzazione che ritiene necessaria: «Lusetti ha riferito tempo fa agli inquirenti che persone appartenenti ad altro processo lo avrebbero minacciato in passato, non quelle indagate nel processo Aemilia».
Sta di fatto che le ricerche sinora non hanno portato a nulla...
«Le ricerche fatte dalle forze dell’ordine non sono state affatto esaustive, nè sono state mostrate alla difesa e al tribunale, le risposte del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e dell’Interpol, che sarebbero negative al rintraccio».
In aula si è parlato della madre di Lusetti. Cosa ha detto agli investigatori?
La madre, il 6 ottobre scorso, affermava che il figlio si trovava negli Stati Uniti, poi il 6 aprile ha affermato che Matteo si trova in Congo e che non ha nessuna intenzione di rendere testimonianza, tant’è che non vuole essere contattato da nessuno. La posizione quindi è chiara: non vuole testimoniare perché non ha nessuna intenzione di tornare in Italia, tanto meno a Reggio Emilia».
E la sua attività di imprenditore?
«Non è un imprenditore. Dalle carte si deduce che lui stesso in un interrogatorio si definiva così: “Sino al recente passato ho avuto delle problematiche di natura economica dovute al fatto che ero appassionato del gioco d’azzardo. Proprio a seguito di questa mia passione ho purtroppo contratto dei debiti per circa 25mila euro”. Se poi volessimo credere alla madre, in questo momento Lusetti starebbe lavorando per una fabbrica di Coca Cola in Congo, quindi a maggior ragione non è un imprenditore, nè una persona fragile ed intimidita, dal momento che in pochi mesi ha cambiato lavoro andando da New York al Congo!».
Come difensore, a questo punto, cosa intende fare?
«Carmine Belfiore non ha minacciato nessuno, aspetta solo di potersi difendere in tribunale. E non si può privare la difesa del diritto a controesaminare il testimone per saggiarne l’attendibilità, nonché per verificare la tenuta di un’accusa pesante come un macigno quale è quella di estorsione in concorso con metodo mafioso».
Se le ricerche continueranno ad essere vane, l’accusa potrebbe chiedere alla Corte l’acquisizione dei verbali degli interrogatori affrontati da Lusetti in fase d’indagine, contro cui non è difficile pensare che partirebbe l’opposizione dei difensori degli imputati coinvolti dalle parole del 34enne.
A quel punto diventerebbe risolutiva la decisione del collegio giudicante.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Sta di fatto che le ricerche sinora non hanno portato a nulla...
«Le ricerche fatte dalle forze dell’ordine non sono state affatto esaustive, nè sono state mostrate alla difesa e al tribunale, le risposte del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e dell’Interpol, che sarebbero negative al rintraccio».
In aula si è parlato della madre di Lusetti. Cosa ha detto agli investigatori?
La madre, il 6 ottobre scorso, affermava che il figlio si trovava negli Stati Uniti, poi il 6 aprile ha affermato che Matteo si trova in Congo e che non ha nessuna intenzione di rendere testimonianza, tant’è che non vuole essere contattato da nessuno. La posizione quindi è chiara: non vuole testimoniare perché non ha nessuna intenzione di tornare in Italia, tanto meno a Reggio Emilia».
E la sua attività di imprenditore?
«Non è un imprenditore. Dalle carte si deduce che lui stesso in un interrogatorio si definiva così: “Sino al recente passato ho avuto delle problematiche di natura economica dovute al fatto che ero appassionato del gioco d’azzardo. Proprio a seguito di questa mia passione ho purtroppo contratto dei debiti per circa 25mila euro”. Se poi volessimo credere alla madre, in questo momento Lusetti starebbe lavorando per una fabbrica di Coca Cola in Congo, quindi a maggior ragione non è un imprenditore, nè una persona fragile ed intimidita, dal momento che in pochi mesi ha cambiato lavoro andando da New York al Congo!».
Come difensore, a questo punto, cosa intende fare?
«Carmine Belfiore non ha minacciato nessuno, aspetta solo di potersi difendere in tribunale. E non si può privare la difesa del diritto a controesaminare il testimone per saggiarne l’attendibilità, nonché per verificare la tenuta di un’accusa pesante come un macigno quale è quella di estorsione in concorso con metodo mafioso».
Se le ricerche continueranno ad essere vane, l’accusa potrebbe chiedere alla Corte l’acquisizione dei verbali degli interrogatori affrontati da Lusetti in fase d’indagine, contro cui non è difficile pensare che partirebbe l’opposizione dei difensori degli imputati coinvolti dalle parole del 34enne.
A quel punto diventerebbe risolutiva la decisione del collegio giudicante.
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