Bruciato camion col marchio Artoni
L’incendio a Carpi: il mezzo appartiene a una ditta che lavorava per l’azienda guastallese e che ha subìto minacce
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GUASTALLA. Un camion con le insegne dela ditta Artoni, parcheggiato nella zona industriale a Ovest di Carpi, è stato incendiato nella tarda serata di domenica. Le origini del rogo sono dolose. Gli inquirenti stanno indagando sul legame tra le minacce ricevute dalla proprietaria della ditta alla quale appartiene il camion, la Cbc, e l’incendio. La ditta mantovana Cbc lavorava, fino al 13 febbraio scorso, per la Artoni, con un parco mezzi di 30 camion. Poi, improvvisamente, il rapporto di lavoro è cessato per la grave crisi che ha travolto la storica azienda di trasporti. Da quel momento la Cbc ha avuto gravi difficoltà a pagare i dipendenti. «Siamo indietro di un mese nel saldare una quindicina di lavoratori – conferma Elena Ceron, titolare della Cbc e proprietaria del camion –. Tutti i giorni ricevo minacce di morte o altre frasi ingiuriose da parte di ex dipendenti. Frasi del tipo: “Ti brucio il camion, ti brucio la macchina, ti sfascio la faccia”. Ovviamente, tutte queste minacce sono state ripetutamente denunciate a polizia e carabinieri».
L’incendio è avvenuto domenica, ma l’origine della vicenda risale a sabato. «Nel fine settimana, infatti – spiega Elena Ceron – mio padre è venuto a Carpi per alcune attività di manutenzione con il camion, che è stato parcheggiato in via del Commercio, davanti a una ditta che non ha rapporti commerciali con noi. Questo per proteggere il nostro committente carpigiano: non vogliamo che subisca ritorsioni di alcun tipo, dato il clima incandescente che c’è. Sabato notte hanno forzato il camion e hanno provato a dargli fuoco dall'interno, senza riuscirci. Mio padre se n’è accorto domenica mattina, quando ha notato che la serratura a lato del passeggero e il sedile sono stati danneggiati da un principio d’incendio. Poi, mio padre ha messo in moto il camion, che funzionava regolarmente. Domenica sera, poco dopo le 22, ci hanno riprovato e ci sono riusciti. I carabinieri ci hanno avvisato che il camion è stato bruciato: ora è da buttare. Sono 35mila euro di danni, senza contare il lavoro che avremmo svolto con quel camion e che ora è andato perduto. Non è possibile che nel 2017 ci siano ancora questi atti mafiosi e di intimidazione».
In via del Commercio sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Carpi e i carabinieri, che ora stanno indagando sul caso.
«Con i sindacati abbiamo firmato un piano di rientro per saldare lo stipendio ai dipendenti – conclude la titolare della ditta Cbc –. Siccome c’è di mezzo un buco di mezzo milione di euro, la situazione non si può risolvere dall’oggi al domani». (s.a.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
L’incendio è avvenuto domenica, ma l’origine della vicenda risale a sabato. «Nel fine settimana, infatti – spiega Elena Ceron – mio padre è venuto a Carpi per alcune attività di manutenzione con il camion, che è stato parcheggiato in via del Commercio, davanti a una ditta che non ha rapporti commerciali con noi. Questo per proteggere il nostro committente carpigiano: non vogliamo che subisca ritorsioni di alcun tipo, dato il clima incandescente che c’è. Sabato notte hanno forzato il camion e hanno provato a dargli fuoco dall'interno, senza riuscirci. Mio padre se n’è accorto domenica mattina, quando ha notato che la serratura a lato del passeggero e il sedile sono stati danneggiati da un principio d’incendio. Poi, mio padre ha messo in moto il camion, che funzionava regolarmente. Domenica sera, poco dopo le 22, ci hanno riprovato e ci sono riusciti. I carabinieri ci hanno avvisato che il camion è stato bruciato: ora è da buttare. Sono 35mila euro di danni, senza contare il lavoro che avremmo svolto con quel camion e che ora è andato perduto. Non è possibile che nel 2017 ci siano ancora questi atti mafiosi e di intimidazione».
In via del Commercio sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Carpi e i carabinieri, che ora stanno indagando sul caso.
«Con i sindacati abbiamo firmato un piano di rientro per saldare lo stipendio ai dipendenti – conclude la titolare della ditta Cbc –. Siccome c’è di mezzo un buco di mezzo milione di euro, la situazione non si può risolvere dall’oggi al domani». (s.a.)
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