giustizia
Aemilia, la Corte va all’attacco dello sciopero dei penalisti
di Tiziano Soresina
Per i giudici l’astensione è illegittima e pongono il caso alla Corte Costituzionale Dopo 9 ore emessa l’ordinanza: «Violata la ragionevole durata del processo».
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REGGIO EMILIA. La Corte del maxiprocesso Aemilia – presieduta da Francesco Caruso, giudici a latere Cristina Beretti e Andrea Rat – va all’attacco degli avvocati penalisti che proseguono nel loro stato d’agitazione (sono ora quattro le udienze saltate) e chiamano in causa la Corte costituzionale.
Un braccio di ferro – in punta di diritto – che ha nel mirino la possibilità per gli avvocati difensori di astenersi dalle udienze anche in presenza di imputati in carcere, nel caso abbiano però l’assenso dei propri assistiti. La questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte va, quindi, a cozzare in maniera stridente con le iniziative in campo nazionale dell’Unione Camere Penali che, a suon di scioperi, sta contestando la riforma del processo penale.
Nello specifico i giudici ritengo contro i principi della Costituzione quella parte del codice di autoregolamentazione (l’articolo 2 bis della legge 13 giugno 1990 numero 146) che disciplina la materia dell’astensione degli avvocati. E ieri, dopo nove ore di camera di consiglio, la Corte ha emesso un’ordinanza di 17 pagine che “sospende il giudizio in ordine alla richiesta di rinvio dell’udienza odierna – si legge nel dispositivo dell’atto – formulata dai difensori degli imputati con il consenso degli stessi; manda alla cancelleria di notificare la presente ordinanza al presidente del Consiglio dei ministri, nonché di darne comunicazione al presidente del Senato della Repubblica e al presidente della Camera dei deputati; dispone l’immediata trasmissione degli atti, comprensivi della documentazione attestante il perfezionamento delle prescritte comunicazioni e notificazioni alla Corte costituzionale”. Una questione che se accolta può diventare un caso nazionale, anche se non in tempi brevi, visto che per decisioni di questo tipo da parte della Corte costituzionale occorrono diversi mesi se non un anno. E non dimentichiamo che in questo lasso di tempo è facile prevedere che “fioccheranno” altri scioperi proclamati dalle Camere Penali. L’associazione dei penalisti è presieduta – a Reggio – dall’avvocato Noris Bucchi che come difensore impegnato nel processo Aemilia ieri si è astenuto, non presentandosi in udienza. «Non conosco il contenuto dell’ordinanza – si limita a dire l’avvocato Bucchi contattato in serata dalla Gazzetta – quindi mi riservo di fare delle dichiarazioni solo dopo aver letto con attenzione l’ordinanza stessa».
Sono sei i profili-cardine individuati dalla Corte a fondamento della questione di legittimità costituzionale sollevata, il tutto facendo leva su una valutazione ben precisa che ricorre in più punti dell’ordinanza: “Il processo nel quale la questione è sollevata, è un processo di criminalità organizzata (imputazioni prevalenti ex articolo 416 bis del codice penale) con più di 150 imputati – rimarcano i giudici – e centinaia di capi d’imputazione, una mole abnorme di atti d’indagine e di prove assunte e da assumere, comprese decine di migliaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali. In questo contesto la reiterazione di astensioni e di rinvii – qui l’affondo è contro i penalisti – disarticola e sconvolge la programmazione della fase dibattimentale, con aggravio consistente dei costi, posto che l’allestimento dell’aula, la sua sicurezza, i servizi di vigilanza e di videocollegamento producono rilevanti costi fissi. Si tratta peraltro di quelle generiche esigenze di giustizia che la Cassazione ha valutato come recessive rispetto al diritto di astensione. Il profilo che il tribunale intende esaminare è perciò diverso e attiene all’effetto del rinvio sulla libertà personale degli imputati, sul giusto processo con imputati detenuti, sul diritto di difesa, sul rapporto fra ragionevole durata del processo e durata del termine massimo di “carcerazione preventiva” che il legislatore ha fissato in determinati limiti”. Va specificato che a tutti i detenuti del processo Aemilia viene contestata l’aggravante mafiosa, quindi il termine massimo di carcerazione preventiva è di sei anni (sono in cella dal gennaio 2015 e siamo ancora al primo grado di giudizio...), inoltre che quando scatta lo sciopero dei penalisti i termini di custodia cautelare vengono congelati finché non riprende il processo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Un braccio di ferro – in punta di diritto – che ha nel mirino la possibilità per gli avvocati difensori di astenersi dalle udienze anche in presenza di imputati in carcere, nel caso abbiano però l’assenso dei propri assistiti. La questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte va, quindi, a cozzare in maniera stridente con le iniziative in campo nazionale dell’Unione Camere Penali che, a suon di scioperi, sta contestando la riforma del processo penale.
Nello specifico i giudici ritengo contro i principi della Costituzione quella parte del codice di autoregolamentazione (l’articolo 2 bis della legge 13 giugno 1990 numero 146) che disciplina la materia dell’astensione degli avvocati. E ieri, dopo nove ore di camera di consiglio, la Corte ha emesso un’ordinanza di 17 pagine che “sospende il giudizio in ordine alla richiesta di rinvio dell’udienza odierna – si legge nel dispositivo dell’atto – formulata dai difensori degli imputati con il consenso degli stessi; manda alla cancelleria di notificare la presente ordinanza al presidente del Consiglio dei ministri, nonché di darne comunicazione al presidente del Senato della Repubblica e al presidente della Camera dei deputati; dispone l’immediata trasmissione degli atti, comprensivi della documentazione attestante il perfezionamento delle prescritte comunicazioni e notificazioni alla Corte costituzionale”. Una questione che se accolta può diventare un caso nazionale, anche se non in tempi brevi, visto che per decisioni di questo tipo da parte della Corte costituzionale occorrono diversi mesi se non un anno. E non dimentichiamo che in questo lasso di tempo è facile prevedere che “fioccheranno” altri scioperi proclamati dalle Camere Penali. L’associazione dei penalisti è presieduta – a Reggio – dall’avvocato Noris Bucchi che come difensore impegnato nel processo Aemilia ieri si è astenuto, non presentandosi in udienza. «Non conosco il contenuto dell’ordinanza – si limita a dire l’avvocato Bucchi contattato in serata dalla Gazzetta – quindi mi riservo di fare delle dichiarazioni solo dopo aver letto con attenzione l’ordinanza stessa».
Sono sei i profili-cardine individuati dalla Corte a fondamento della questione di legittimità costituzionale sollevata, il tutto facendo leva su una valutazione ben precisa che ricorre in più punti dell’ordinanza: “Il processo nel quale la questione è sollevata, è un processo di criminalità organizzata (imputazioni prevalenti ex articolo 416 bis del codice penale) con più di 150 imputati – rimarcano i giudici – e centinaia di capi d’imputazione, una mole abnorme di atti d’indagine e di prove assunte e da assumere, comprese decine di migliaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali. In questo contesto la reiterazione di astensioni e di rinvii – qui l’affondo è contro i penalisti – disarticola e sconvolge la programmazione della fase dibattimentale, con aggravio consistente dei costi, posto che l’allestimento dell’aula, la sua sicurezza, i servizi di vigilanza e di videocollegamento producono rilevanti costi fissi. Si tratta peraltro di quelle generiche esigenze di giustizia che la Cassazione ha valutato come recessive rispetto al diritto di astensione. Il profilo che il tribunale intende esaminare è perciò diverso e attiene all’effetto del rinvio sulla libertà personale degli imputati, sul giusto processo con imputati detenuti, sul diritto di difesa, sul rapporto fra ragionevole durata del processo e durata del termine massimo di “carcerazione preventiva” che il legislatore ha fissato in determinati limiti”. Va specificato che a tutti i detenuti del processo Aemilia viene contestata l’aggravante mafiosa, quindi il termine massimo di carcerazione preventiva è di sei anni (sono in cella dal gennaio 2015 e siamo ancora al primo grado di giudizio...), inoltre che quando scatta lo sciopero dei penalisti i termini di custodia cautelare vengono congelati finché non riprende il processo.
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