Aemilia, misure restrittive più lunghe di un anno
Ordinanza della corte dopo la questione sollevata dai pm: «Carcere e domiciliari sospesi durante udienze e sentenza»
REGGIO EMILIA. Da quando il maxi processo Aemilia è iniziato – il 23 marzo dell’anno scorso – si discute dei tempi necessari per chiudere un simile procedimento cicloplico, con la connessa “scure” della scadenza delle misure più restrittive (relative a 21 imputati in carcere e 4 agli arresti domiciliari).
Ieri il problema è stato posto in avvio d’udienza dai pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi: dalla relativa camera di consiglio la Corte ne è uscita con un’ordinanza che, in soldoni, “allunga” di circa un anno i termini di durata delle misure cautelari. Secondo i tre giudici (il presidente Francesco Caruso e i colleghi Cristina Beretti ed Andrea Rat) «ricorrono tutte le condizioni normativamente previste all’articolo 304 comma 2 codice di procedura penale – si legge nell’ordinanza – per sospendere i termini di durata della misura cautelare durante il tempo in cui sono tenute le udienze e per il tempo della deliberazione della sentenza di primo grado, fermo restando il limite massimo complessivo di durata previsto dall’articolo 304 comma 6 codice di procedura penale».
Se, quindi, i giorni di sospensione legati al numero di udienze (al momento sono quasi cento) ed al tempo necessario per emettere la sentenza sono ancora incerti, non si potrà comunque oltrepassare il limite massimo previsto dalla norma (citata dalla Corte) che è di circa un anno. In altre parole, non avranno conseguenze – quest’anno – le scadenze dei termini incentrate sul 20 giugno (per Palmo e Giuseppe Vertinelli, oltre a Mario Ursini) e sul 20 dicembre per gli altri 22 imputati in gran parte in cella (Alfredo Amato, Gaetano Blasco, Michele Bolognino, Pasquale Brescia, Sergio Bolognino, Antonio e Gianni Floro Vito, Vincenzo Mancuso, Antonio Muto classe ’78, Antonio Muto classe ’55, Salvatore Muto, Pasquale Riillo, Gianluigi Sarcone, Luigi Silipo, Antonio Valerio, Gabriele Valerioti, Pierino Vetere e Mario Vulcano) e quattro agli arresti domiciliari (Carmine Belfiore, Omar Costi, Alfonso Paolini e Salvatore Sestito).
La norma al centro dell’ordinanza fa riferimento a procedimenti particolarmente complessi ed Aemilia è inequivocabilmente uno di questi, per tutta una serie di ragioni riportate nell’ordinanza: l’imponente numero di imputati (147, a cui si sono aggiunti quelli del troncone Aemilia bis riunito con il processo principale), i circa mille testimoni ancora da sentire, la “montagna” di intercettazioni ambientali e telefoniche ancora in fase di trascrizione, l’impossibilità di incrementare le due udienze a settimana «atteso che sono in corso altri processi con detenuti che vedono impegnati gli stessi imputati o gli stessi difensori (si fa riferimento al parallelo processo Pesci, all’appello di Aemilia a Bologna e ai rami di Aemilia bis pendenti a Bologna e a Reggio, ndr)», la delicatezza e complessità delle imputazioni a partire dall’associazione per delinquere di stampo mafioso.