Minacce alla Beretti: c’è già un indagato

di Tiziano Soresina
Minacce alla Beretti: c’è già un indagato

Le intimidazioni intercettate nell’ambito di un maxi sequestro patrimoniale Sotto protezione per la stessa vicenda anche i due pm Salvi e Stignani

08 luglio 2017
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REGGIO EMILIA. In procura ad Ancona – competente per i reati nei confronti di magistrati reggiani – c’è una persona indagata per le minacce che riguardano il giudice Cristina Beretti, da una settimana sotto scorta.

Un’accelerata sul piano investigativo che riguarda una rilevante misura patrimoniale: durante gli accertamenti relativi a questa vicenda sono emerse le minacce (emerse nelle intercettazioni), ma anche strane richieste di informazioni sulla toga reggiana.

Un maxi sequestro rivelatosi un autentico “ginepraio” alcuni mesi fa, perché il clima minaccioso aveva portato a forme di protezione non solo per il giudice Beretti (che aveva firmato il provvedimento di prevenzione patrimoniale), ma anche per i due sostituti procuratori che avevano indagato su questa non indifferente evasione fiscale. Da allora questa protezione è rimasta inalterata per i pm Valentina Salvi e Giulia Stignani (si tratta di un accompagnamento nei trasferimenti quotidiani dall’abitazione alla procura e viceversa), mentre più di “qualcosa” è cambiato per l’attuale numero uno del nostro tribunale che – tecnicamente – è passata da una semplice vigilanza ad una tutela.

Sono infatti due le piste che hanno portato a proteggere in maniera più robusta il magistrato che in questo momento rappresenta l’attività giudiziaria reggiana ai massimi livelli: è infatti da nove mesi presidente vicario del tribunale, inoltre fa parte del collegio giudicante del maxi processo Aemilia contro la cosca ndranghetista emiliana con epicentro a Reggio. E nello specifico, le minacce sarebbero collegate sia alla corposa serie di maxi sequestri di beni (da svariati milioni di euro) in odore di mafia e non solo che sono stati “firmati” dal giudice Beretti, ma anche al ruolo che ricopre nel procedimento Aemilia.

Del primo versante abbiamo già detto, non meno preoccupante comunque il secondo filone che si è andato a sommare al primo e che riguarda “voci” minacciose raccolte dai servizi segreti, con sempre il giudice Beretti come obiettivo. Su questa delicata pista investigativa vi sono accertamenti in corso, ma colpisce il fatto che gli spunti da approfondire siano emersi in ambienti ndranghetistici che hanno parecchio a che fare con il maxi procedimento Aemilia.

Una pista che viene presa a dir poco con le molle dagli inquirenti e gli atti – sempre per competenza – sono approdati alla procura di Ancona, con il possibile interessamento della Dda marchigiana in quanto il tessuto criminale in cui sono maturate le minacce è di matrice mafiosa.

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