«Offerte cene alle forze dell’ordine»
In udienza confermate le serate al ristorante a Campegine pagate da imprenditori locali: «Ma non si parlava di lavoro»
REGGIO EMILIA. Alfonso Paolini non sarebbe stato inserito dal clan nel grande e ghiotto cantiere per la costruzione del centro commerciale le Vele a San Prospero di Parma. L’ingresso dell’imprenditore edile cutrese 64 anni, secondo il suo legale, Federico De Belvis, «è stato favorito da soggetti lontani dalla criminalità».
Tesi difensiva corroborata ieri dai testimoni portati sul banco del processo Aemilia. Imprenditori locali che hanno ricostruito affari e intrecci. La pubblica accusa considera Paolini come un affiliato alla cellula di ‘ndrangheta emiliana, alle dipendenze di Nicolino Sarcone, del quale sarebbe uomo di fiducia. Paolini sarebbe peraltro il mandatario dei rapporti istituzionali con esponenti della politica locale e con appartenenti alle forze di polizia.
Rapporti - in questo caso - effettivi e consolidati, quantomeno con la polizia, come verificato anche ieri al processo, dove sono tornate a galla alcune «cene di pesce» organizzate attorno al 2012 da Paolini al ristorante Il Portichetto di Campegine. «Sono stato un paio di volte a cena al Portichetto - ha confermato ieri Simone Redighieri, contitolare della società Deimos, che doveva costruire il centro commerciale - A tavola con noi c’erano diverse persone, tra le quali il vicario della questura di Parma, il capo della mobile, un signore del Parma Calcio». Alla fine della cena, però, non si è pagato “alla romana”. «Il conto lo ha pagato la nostra società» conferma Redighieri.
La società in questione era la Master Next, che possedeva a sua volta la King of Slot, sala videolottery colpita da un contenzioso aperto con una sala poker che doveva aprire a sua volta nel medesimo centro commerciale, indispettita dal concorrente. Nelle cene in questione i testimoni hanno respinto il sillogismo dell’accusa, secondo la quale nel corso di queste cene si chiedevano di favori alla questura.
«Si parlava di calcio, di donne, di motori..ma soprattutto di calcio» ha precisato Paolo Frascari, altro imprenditore socio in affari con Redighieri per il cantiere e la sala giochi. Le cene e la presenza di esponenti delle forze dell’ordine sono state confermate anche del proprietario del ristorante di Campegine mentre il pm Marco Mescolini ha riletto una intercettazione telefonica nella quale Redighieri chiedeva a Paolini di organizzare una cena con le forze dell’ordine locali. «Si è mai chiesto qual era la ragione di questi inviti alle forze dell’ordine?» ha chiesto Mescolini e Frascari ha risposto: «Non solo so. Mi dicevano che c’era una cena e io ci andavo come si fa di solito».
Tramite i testi Paolini ha cercato di fare chiarezza anche sul servizio di guardiania affidatogli dalla Deimos. L’imprenditore, infatti, è passato da artigiano edile a guardiano. «Lo abbiamo scelto perché ci faceva spendere la metà rispetto al preventivo chiesto da una società di vigilanza» ha spiegato Frascari.
Per l’antimafia di Bologna la guardiania sarebbe invece la più classica protezione offerta dal clan. Paolini dal 10 dicembre 2011 ha iniziato l’attività di vigilanza diurna in un primo momento e successivamente anche in ore notturne nel cantiere per la costruzione de Le Vele venendo assunto come dipendente diretto in un secondo momento.