Edilpiovra, nuova confisca ai beni di Nicolino Sarcone
Sigilli da 500mila euro: un appartamento a Bibbiano, un’auto, due moto e soldi Il blitz eseguito dall’Antimafia nei confronti del 52enne in cella pure per Aemilia
05 agosto 2017
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REGGIO EMILIA. Nuova “aggressione” ai beni dell’imprenditore edile d’origine cutrese Nicolino Sarcone, da tempo in carcere sulla scia della maxi inchiesta Aemilia della Dda di Bologna che lo considera figura di primo piano della ’ndrina Grande Aracri operativa in Emilia e con epicentro a Reggio (con rito abbreviato è stato condannato a 15 anni di reclusione in primo grado ed ora attende la sentenza d’appello).
Ma stavolta i guai per il 52enne Sarcone arrivano dal processo Edilpiovra – che nei primi anni Duemila mise nel mirino a Reggio un’organizzazione dedita al racket fra le imprese commerciali ed edili – in cui è stato condannato in via definitiva a 10 anni di reclusione dopo una lunga battaglia giudiziaria (durata dal 2003 sino al 2016). Infatti la Direzione investigativa antimafia di Firenze e quella di Bologna hanno eseguito il decreto di confisca dei beni emesso dalla Corte d’appello di Bologna e tale provvedimento si riferisce agli accertamenti avviati proprio in seguito al processo Edilpiovra. Nello specifico per gli inquirenti è emersa una netta sproporzione, non giustificata, tra i redditi dichiarati rispetto all’ingente patrimonio a lui riconducibile. La confisca riguarda un appartamento a Bibbiano, un’auto, due motocicli ma anche disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa mezzo milione di euro. Non è ancora chiaro se questa confisca verrà impugnata da Sarcone. L’operazione s’inquadra nell’ambito degli accertamenti sulle infiltrazioni della criminalità organizzata di matrice calabrese nei settori imprenditoriali dell’Emilia-Romagna. Nella sentenza relativa ad Edilpiovra i giudici descrivono Sarcone come uomo di fiducia di Nicolino Grande Aracri che, quando il capoclan va in carcere, riceve ambasciate da sua moglie. (t.s.)
Ma stavolta i guai per il 52enne Sarcone arrivano dal processo Edilpiovra – che nei primi anni Duemila mise nel mirino a Reggio un’organizzazione dedita al racket fra le imprese commerciali ed edili – in cui è stato condannato in via definitiva a 10 anni di reclusione dopo una lunga battaglia giudiziaria (durata dal 2003 sino al 2016). Infatti la Direzione investigativa antimafia di Firenze e quella di Bologna hanno eseguito il decreto di confisca dei beni emesso dalla Corte d’appello di Bologna e tale provvedimento si riferisce agli accertamenti avviati proprio in seguito al processo Edilpiovra. Nello specifico per gli inquirenti è emersa una netta sproporzione, non giustificata, tra i redditi dichiarati rispetto all’ingente patrimonio a lui riconducibile. La confisca riguarda un appartamento a Bibbiano, un’auto, due motocicli ma anche disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa mezzo milione di euro. Non è ancora chiaro se questa confisca verrà impugnata da Sarcone. L’operazione s’inquadra nell’ambito degli accertamenti sulle infiltrazioni della criminalità organizzata di matrice calabrese nei settori imprenditoriali dell’Emilia-Romagna. Nella sentenza relativa ad Edilpiovra i giudici descrivono Sarcone come uomo di fiducia di Nicolino Grande Aracri che, quando il capoclan va in carcere, riceve ambasciate da sua moglie. (t.s.)