La notizia rimbalza subito a Reggio
Avvocati con i cellulari in mano: poi tanti commenti e stupore per Pagliani
13 settembre 2017
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REGGIO EMILIA. È da poco passato mezzogiorno quando al processo Aemilia in corso a Reggio con rito ordinario, irrompe la sentenza d’appello di Bologna. In un’aula meno affollata del solito, molte toghe sono infatti nel capoluogo emiliano, è in corso l’esame dei testimoni della difesa dell’imprenditore Bianchini. L’udienza non si interrompe ma a un tratto in aula hanno tutti in mano gli smartphone: la notizia corre veloce e la condanna dell’avvocato Giuseppe Pagliani è la notizia più clamorosa.
I pm della Dda Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, durante una pausa del processo, declinano la richiesta di rilasciare un qualsiasi commento.
Nei corridoi del palazzo di giustizia la vicenda Pagliani è il tema caldo e i colleghi si dicono molto sorpresi da questo pronunciamento.
La conferma delle condanne nei confronti dei promotori dell’associazione mafiosa e degli associati giunge presto anche agli imputati reggiani, dentro e fuori le gabbie. I procedimenti sono differenti, ma ovviamente se l’impianto accusatorio fosse caduto a Bologna, a Reggio gli imputati avrebbero avuto di che rallegrarsene. Ma così non è stato.
Nell’udienza di ieri si è parlato del caso di un imprenditore calabrese, Salvatore Soda, che da mesi sarebbe dovuto comparire in tribunale per raccontare la sua versione dell’estorsione che avrebbe subìto da alcuni imputati. Fino ad oggi però non si è ancora presentato, rinviando in due occasioni. La prima volta, a marzo, perché dato per morto dai carabinieri (versione poi smentita da un altro testimone che lo aveva incontrato pochi giorni prima al bar della stazione di Bologna) e la seconda volta marcando visita, a luglio, con un certificato medico presentato all’ultimo momento. Ora però per Soda non ci sono più scappatoie.
All’ennesima defezione, ieri il giudice Francesco Caruso ha emanato un’ordinanza che dispone l’accompagnamento coattivo di Soda in aula 22 settembre, scortato dai carabinieri di Ispica dove risiede.
I pm della Dda Marco Mescolini e Beatrice Ronchi, durante una pausa del processo, declinano la richiesta di rilasciare un qualsiasi commento.
Nei corridoi del palazzo di giustizia la vicenda Pagliani è il tema caldo e i colleghi si dicono molto sorpresi da questo pronunciamento.
La conferma delle condanne nei confronti dei promotori dell’associazione mafiosa e degli associati giunge presto anche agli imputati reggiani, dentro e fuori le gabbie. I procedimenti sono differenti, ma ovviamente se l’impianto accusatorio fosse caduto a Bologna, a Reggio gli imputati avrebbero avuto di che rallegrarsene. Ma così non è stato.
Nell’udienza di ieri si è parlato del caso di un imprenditore calabrese, Salvatore Soda, che da mesi sarebbe dovuto comparire in tribunale per raccontare la sua versione dell’estorsione che avrebbe subìto da alcuni imputati. Fino ad oggi però non si è ancora presentato, rinviando in due occasioni. La prima volta, a marzo, perché dato per morto dai carabinieri (versione poi smentita da un altro testimone che lo aveva incontrato pochi giorni prima al bar della stazione di Bologna) e la seconda volta marcando visita, a luglio, con un certificato medico presentato all’ultimo momento. Ora però per Soda non ci sono più scappatoie.
All’ennesima defezione, ieri il giudice Francesco Caruso ha emanato un’ordinanza che dispone l’accompagnamento coattivo di Soda in aula 22 settembre, scortato dai carabinieri di Ispica dove risiede.