Gazzetta di Reggio

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«La sua colpa? Aver partecipato a una cena»

«La sua colpa? Aver partecipato a una cena»

I difensori Sivelli e Tarquini annunciano ricorso in Cassazione: «In quel locale andavano tutti»

13 settembre 2017
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REGGIO EMILIA. «Una sentenza inaspettata che lascia increduli. La Corte d’appello ha ribaltato la decisione del tribunale del Riesame e del primo giudice senza rinnovare l’istruttoria e quindi utilizzando lo stesso materiale probatorio che è stato ritenuto insufficiente per convalidare il teorema dell’accusa da quei giudici. Certamente si presenterà ricorso per Cassazione». L’avvocato difensore Alessandro Sivelli commenta così la sentenza a carico di Giuseppe Pagliani.

«Ricordiamo - prosegue il legale - che per affermare la responsabilità del reato contestato (concorso esterno in associazione di stampo mafioso) occorre dimostrare che la condotta dell’imputato ha dato un contributo causalmente rilevante all’associazione. Quale sarebbe stato il contributo dell’avvocato Pagliani ? Ha partecipato ad una cena con “mafiosi” in un locale frequentato dai vertici delle istituzioni reggiane con le stesse persone che nello stesso periodo frequentavano i vertici della polizia come è emerso dalle indagini e dal dibattimento in corso a Reggio. Dagli atti risulta esplicito il reiterato disappunto dei vertici del sodalizio ‘ndranghetistico per il disinteresse dell’avvocato Pagliani ai “loro” problemi. Quale sarebbe dunque il contributo dell’avv Pagliani ? Per il tribunale del riesame e per il primo giudice inesistente».

Dello stesso avviso il codifensore Giovanni Tarquini. «Siamo di fronte a una sentenza che è profondamente ingiusta ed è chiara la difficoltà visto che resta solo un giudice di legittimità, la Cassazione, che ovviamente verrà coinvolto».

Un ricorso comunque non facile. «Dobbiamo capire sulla base di quali motivi è arrivata questa decisione, dopo che i giudici avevano rigettato la rinnovazione delle dichiarazioni». La corte infatti aveva escluso l’integrazione probatoria richiesta dall’accusa, che voleva introdurre nuove dichiarazioni dei collaboratori. «C’è stata evidentemente una rivalutazione degli stessi elementi che in primo grado hanno portato all’assoluzione e dobbiamo capire sulla base di quali presupposti».