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Tre assoluzioni e nuova botta per i reggiani

Tre assoluzioni e nuova botta per i reggiani

Confermate le condanne per Gibertini, Mesiano e Vecchi. Ma non mancano i colpi di scena tra i sodali

13 settembre 2017
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BOLOGNA. Il giornalista reggiano Marco Gibertini non ha tratto alcun beneficio dall’appello. Per lui, considerato uno degli uomini della terra di mezzo tra crimine organizzato e società civile, resta la condanna a 9 anni e 4 mesi. In generale, per gli imputati reggiani - di nascita o di adozione - non c’è stato alcuno sconto. Dinamica che è valsa anche per il poliziotto Domenico Mesiano (ex autista del vecchio questore e ufficio stampa della questura di Reggio), al quale sono stati confermati 8 anni e 6 mesi di carcere. Stessa sorte per un altro poliziotto, Antonio Cianflone della questura di Catanzaro (8 anni e 6 mesi), oltre all’ex capo ufficio tecnico del Comune di Finale Emilia Giulio Gerrini (2 anni e 4 mesi), unico dipendente pubblico finito nelle maglie dell’indagine Aemilia ma la cui vicenda è considerata rilevante rispetto ai condizionamenti ricevuti dall’esterno.

Non mancano però i benefici in appello: questi sono andati soprattutto a tre imputati già condannati e ieri assolti dalla Corte d’Appello. Si tratta di Vincenzo Spagnolo (aveva una condanna ad 1 anno e 8 mesi) e Antonio Muto (classe 1973, 1 anno e 8 mesi),questi considerati dall’accusa vicini ad Alfonso Diletto tramite la partecipazione al consorzio Europa. Assolto anche Alfonso Patricelli: era stato condannato a 1 anno e 4 mesi. Resta invece confermata l’assoluzione per Alessandro Palermo, in passato direttore dell’Aier, l’associazione degli imprenditori edili reggiani.

Conferma anche per le condanne della fiscalista bolognese Roberta Tattini (8 anni e 8 mesi), altra figura chiave della permeabilità della società emiliana rispetto alle pressioni e agli affari offerti dal clan.

Nessuno sconto quindi per l’imprenditore reggiano Giovanni Vecchi (4 anni e 10 mesi in primo grado) e alla sua compagna Patrizia Patricelli (contro la stessa pena).

Pene lievemente mitigate per Donato Clausi e Gianluca Crugliano (a entrambi due mesi in meno di pena), Raffaele Oppido (un mese in meno), Giuseppe Richichi e Francesco Silipo (4 mesi in meno).

Per Roberto Turrà, invece, resta la condanna a 9 anni e 8 mesi nonostante la Corte lo abbia assolto da una delle condanne per estorsione. Per lui resta soprattutto il reato associativo. (e.l.t.)

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