La Procura prepara il ricorso contro Muto
Incassano il riconoscimento del loro impianto accusatorio, ma non si fermano.I Pm della Dda bresciana Claudia Moregola e Paolo Savio annunciano il ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte...
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Incassano il riconoscimento del loro impianto accusatorio, ma non si fermano.
I Pm della Dda bresciana Claudia Moregola e Paolo Savio annunciano il ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello che ha confermato l’assoluzione di Antonio Muto nel rito abbreviato. Per presentare il ricorso occorre attendere e valutare le motivazioni della decisione del collegio dei giudici d’Appello presieduto da Enzo Rosina, ma questo è il proposito della Procura per cui l’imprenditore, oggi ai domiciliari per un altro procedimento, in cui è accusato di bancarotta fraudolenta, è stato l’anello di collegamento tra il boss Nicolino Grande Aracri e la politica mantovana, grazie alla sua amicizia con l’allora sindaco di Mantova Nicola Sodano. I Pm insistono sulla figura di Muto non vittima, come lo hanno considerato già due sentenze, ma piuttosto come fiancheggiatore della cosca. Le conversazioni intercettate nella tavernetta del boss Nicolino, le rivendicazioni di Lamanna, figura criminale di primo piano, fratello di sangue del boss, e i discorsi riferiti dagli imprenditori taglieggiati: sono questi gli elementi che, sempre secondo i pm, non consentirebbero di escludere le responsabilità di Antonio Muto.
Nel novembre 2012 Grande Aracri nomina «Totò Muto, quello che fa gli alberghi», come la persona disponibile a fornire appoggi per lo scarico della nafta a Mantova. In un’altra occasione, il boss ne tesse gli elogi, «un grande imprenditore, uno dei migliori di Cutro».
I Pm della Dda bresciana Claudia Moregola e Paolo Savio annunciano il ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello che ha confermato l’assoluzione di Antonio Muto nel rito abbreviato. Per presentare il ricorso occorre attendere e valutare le motivazioni della decisione del collegio dei giudici d’Appello presieduto da Enzo Rosina, ma questo è il proposito della Procura per cui l’imprenditore, oggi ai domiciliari per un altro procedimento, in cui è accusato di bancarotta fraudolenta, è stato l’anello di collegamento tra il boss Nicolino Grande Aracri e la politica mantovana, grazie alla sua amicizia con l’allora sindaco di Mantova Nicola Sodano. I Pm insistono sulla figura di Muto non vittima, come lo hanno considerato già due sentenze, ma piuttosto come fiancheggiatore della cosca. Le conversazioni intercettate nella tavernetta del boss Nicolino, le rivendicazioni di Lamanna, figura criminale di primo piano, fratello di sangue del boss, e i discorsi riferiti dagli imprenditori taglieggiati: sono questi gli elementi che, sempre secondo i pm, non consentirebbero di escludere le responsabilità di Antonio Muto.
Nel novembre 2012 Grande Aracri nomina «Totò Muto, quello che fa gli alberghi», come la persona disponibile a fornire appoggi per lo scarico della nafta a Mantova. In un’altra occasione, il boss ne tesse gli elogi, «un grande imprenditore, uno dei migliori di Cutro».