Un altro incendio doloso
di Jacopo Della Porta
A fuoco l’auto di una cutrese, cognata di due persone coinvolte in Aemilia (una assolta)
2 MINUTI DI LETTURA
CADELBOSCO SOPRA. Nel marzo 2013 avevano tentato di bruciarle la sua Mercedes Classe A. Ieri notte ci hanno riprovato e ci sono riusciti. Vittima di questi attentati incendiari Rosetta Muto, 43 anni, residente in via Landi a Cadelbosco.
Il marito della donna è l’imprenditore edile 47enne Salvatore Mercadante, che nel febbraio del 2013 è stato condannato a 5 anni e 8 mesi per usura e tentata estorsione.
L’auto è stata data alle fiamme a mezzanotte e mezza di ieri. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e poi, vista la chiara matrice dolosa, subito anche i carabinieri.
Le fiamme hanno annerito la staccionata di un’abitazione e danneggiato il contatore dell’elettricità, che ieri è stato riparato dai tecnici Enel.
Ieri in via Landi, strada interna della frazione di Cadelbosco Sotto, si respirava un clima teso. «La famiglia è preoccupata per quello che è successo. Ora sono in caserma a fare denuncia», ha detto una persona che stazionava davanti casa.
Salvatore Mercadante ha scontato la condanna quasi tutta ai domiciliari e nel 2015 aveva fatto richiesta, tramite l’avvocato Liborio Cataliotti, dell’affidamento in prova ai servizi sociali. Nello stesso processo era stato coinvolto il fratello Luigi, condannato in primo grado a tre anni e 8 mesi. Quest’ultimo è stato anche indagato nell’operazione Aemilia, venendo assolto in primo e secondo grado nel processo con rito abbreviato a Bologna. Era accusato di aver impiegato denaro proveniente dalle attività illecite della cosca. Per lui il pm aveva chiesto 5 anni e 4 mesi: richieste che i giudici non hanno accolto.
La proprietaria dell’auto è inoltre cognata di Antonio Crivaro, cutrese classe 1973, imputato a piede libero nel processo Aemilia. Secondo il pentito Antonio Valerio, Crivaro sarebbe uno dei quattro che reggono il clan dopo l’operazione del 2015. Dichiarazioni ancora tutte da vagliare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il marito della donna è l’imprenditore edile 47enne Salvatore Mercadante, che nel febbraio del 2013 è stato condannato a 5 anni e 8 mesi per usura e tentata estorsione.
L’auto è stata data alle fiamme a mezzanotte e mezza di ieri. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e poi, vista la chiara matrice dolosa, subito anche i carabinieri.
Le fiamme hanno annerito la staccionata di un’abitazione e danneggiato il contatore dell’elettricità, che ieri è stato riparato dai tecnici Enel.
Ieri in via Landi, strada interna della frazione di Cadelbosco Sotto, si respirava un clima teso. «La famiglia è preoccupata per quello che è successo. Ora sono in caserma a fare denuncia», ha detto una persona che stazionava davanti casa.
Salvatore Mercadante ha scontato la condanna quasi tutta ai domiciliari e nel 2015 aveva fatto richiesta, tramite l’avvocato Liborio Cataliotti, dell’affidamento in prova ai servizi sociali. Nello stesso processo era stato coinvolto il fratello Luigi, condannato in primo grado a tre anni e 8 mesi. Quest’ultimo è stato anche indagato nell’operazione Aemilia, venendo assolto in primo e secondo grado nel processo con rito abbreviato a Bologna. Era accusato di aver impiegato denaro proveniente dalle attività illecite della cosca. Per lui il pm aveva chiesto 5 anni e 4 mesi: richieste che i giudici non hanno accolto.
La proprietaria dell’auto è inoltre cognata di Antonio Crivaro, cutrese classe 1973, imputato a piede libero nel processo Aemilia. Secondo il pentito Antonio Valerio, Crivaro sarebbe uno dei quattro che reggono il clan dopo l’operazione del 2015. Dichiarazioni ancora tutte da vagliare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA