Il pentito tira in ballo le elezioni del 2009
«La cosca voleva avvicinare e aiutare l’avvocato Muto» L’ex campione di voti con la Spaggiari: «Mai avuto contatti»
13 dicembre 2017
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REGGIO EMILIA. Almeno dal 2009 la cosca di ’ndrangheta alla sbarra nel processo Aemilia di Reggio Emilia cercava agganci politici. Lo ha svelato ieri il collaboratore di giustizia Salvatore Muto che, nel controesame condotto dai legali della difesa, e che ha tirato in ballo proprio uno di loro, l’avvocato Pasquale Muto, che ha subito precisato da non essere mai stato avvicinato di chicchessia. L’avvocato, secondo il pentito, sarebbe stato cercato da esponenti del sodalizio criminale. Il pentito riporta alla mente poi l’associazione culturale Nexus di Cremona, della quale l’avvocato faceva parte ma in realtà in periodo seguente, determinando così una prima grossa incongruenza. Il legale, secondo il pentito, si sarebbe tirato comunque indietro, rifiutando il loro appoggio elettorale e candidandosi nella lista civica «Città attiva» a sostegno dell'ex sindaco di Reggio Antonella Spaggiari, diventandone poirecordman di preferenze (181), risultando il primo dei non eletti in Sala del Tricolore.
Il collaboratore Salvatore Muto - già condannato a 18 anni di carcere nel processo di ’ndrangheta Pesci - ha poi rincarato la dose verso i legali: «Anche gli avvocati qua sono al corrente di un’associazione ’ndranghetistica a Reggio Emilia. E quando noi abbiamo fondato l'associazione culturale Nexus di Cremona (che in una precedente udienza Muto aveva indicato come funzionale a promuovere un’immagine positiva dei calabresi al nord), si inserì anche il commercialista Salvatore Muto (che ne era il presidente, ndr), che non è di Cremona, ed è fratello dell’avvocato Pasquale Muto». «Lui (l’avvocato) è venuto nell’associazione perché si voleva candidare in politica» continua il collaboratore: «L’avvocato Muto senza avere nessuna carica e il fratello che era presidente andarono anche alla televisione di Cutro per proporre l’associazione che si stava formando e con loro c’era anche lo zio di Francesco Lamanna, Vincenzo Lamanna». Il servizio di «Cutro tv», in verità, è datato 1 febbraio 2011, ovvero due anni dopo le elezioni reggiane. Ed è qui che al momento casca l’asino. Le date non combaciano. Fatto rimarcato ieri in udienza dallo stesso avvocato Pasquale Muto, che ha chiesto di poter replicare senza avere però il consenso dal presidente del collegio di Aemilia, Francesco Caruso, che ha ravvisato il suo ruolo di difensore di terze persone nel processo. A margine dell’udienza Pasquale Muto nega poi possibili contatti con gente del clan o referenti sul Cremonese, come Francesco Lamanna, capobastone in zona, del quale Salvatore Muto era il braccio destro. «Non ricordo di questa persona nell’associazione di cui si è parlato» ha detto l’avvocato Muto. La questione politica è venuta fuori a più riprese dalla bocca non solo di Muto, ma anche di Antonio Valerio, il quale aveva parlato della lettera scritta da Pasquale Brescia al sindaco di Reggio Luca Vecchi, e che aveva portato a un processo per minacce finito con l’assoluzione dell’imprenditore cutrese già imputato in Aemilia. Muto, invece, aveva preso di mira Vecchi parlando di voti dei cutresi dirottati da Lamanna in suo favore su richiesta di Eugenio Sergio, imputato di Aemilia, cugina di Maria Sergio, moglie del sindaco, fatto sprovvisto per ora di riscontri. (e.l.t.)
Il collaboratore Salvatore Muto - già condannato a 18 anni di carcere nel processo di ’ndrangheta Pesci - ha poi rincarato la dose verso i legali: «Anche gli avvocati qua sono al corrente di un’associazione ’ndranghetistica a Reggio Emilia. E quando noi abbiamo fondato l'associazione culturale Nexus di Cremona (che in una precedente udienza Muto aveva indicato come funzionale a promuovere un’immagine positiva dei calabresi al nord), si inserì anche il commercialista Salvatore Muto (che ne era il presidente, ndr), che non è di Cremona, ed è fratello dell’avvocato Pasquale Muto». «Lui (l’avvocato) è venuto nell’associazione perché si voleva candidare in politica» continua il collaboratore: «L’avvocato Muto senza avere nessuna carica e il fratello che era presidente andarono anche alla televisione di Cutro per proporre l’associazione che si stava formando e con loro c’era anche lo zio di Francesco Lamanna, Vincenzo Lamanna». Il servizio di «Cutro tv», in verità, è datato 1 febbraio 2011, ovvero due anni dopo le elezioni reggiane. Ed è qui che al momento casca l’asino. Le date non combaciano. Fatto rimarcato ieri in udienza dallo stesso avvocato Pasquale Muto, che ha chiesto di poter replicare senza avere però il consenso dal presidente del collegio di Aemilia, Francesco Caruso, che ha ravvisato il suo ruolo di difensore di terze persone nel processo. A margine dell’udienza Pasquale Muto nega poi possibili contatti con gente del clan o referenti sul Cremonese, come Francesco Lamanna, capobastone in zona, del quale Salvatore Muto era il braccio destro. «Non ricordo di questa persona nell’associazione di cui si è parlato» ha detto l’avvocato Muto. La questione politica è venuta fuori a più riprese dalla bocca non solo di Muto, ma anche di Antonio Valerio, il quale aveva parlato della lettera scritta da Pasquale Brescia al sindaco di Reggio Luca Vecchi, e che aveva portato a un processo per minacce finito con l’assoluzione dell’imprenditore cutrese già imputato in Aemilia. Muto, invece, aveva preso di mira Vecchi parlando di voti dei cutresi dirottati da Lamanna in suo favore su richiesta di Eugenio Sergio, imputato di Aemilia, cugina di Maria Sergio, moglie del sindaco, fatto sprovvisto per ora di riscontri. (e.l.t.)