Reggio Emilia, sfogo di Scalzulli ad Aemilia «Troppe anomalie al Catasto»
Tirato in ballo più volte durante le testimonianze succedutesi in questi due anni, anche i giudici del maxi processo Aemilia hanno voluto sentire Potito Scalzulli
REGGIO EMILIA. Tirato in ballo più volte durante le testimonianze succedutesi in questi due anni, anche i giudici del maxi processo Aemilia hanno voluto sentire Potito Scalzulli che per due ore – due giovedì fa – ha tracciato aspetti politici ed amministrativi della vicenda-Catasto su cui ha incardinato fior di esposti. Ha spiegato che venne presentato appena arrivato all’allora sindaco Graziano Delrio dal consigliere comunale del Pd Salvatore Scarpino (pure dirigente regionale del Catasto) che fece «gli onori di casa» dicendo al primo cittadino che «di lui ci si può fidare». L’incontro, avvenne in Sala del Tricolore tra l’aprile e il maggio del 2009 (quando Delrio era in piena corsa elettorale per la rielezione) e durò una decina di minuti.
«Con il senno di poi – ha riferito Scalzulli – ho capito che l’impressione che si voleva dare era che con me al Catasto non sarebbe cambiato nulla». C’è poi un altro politico chiamato in ballo da Scalzulli, cioè il deputato del Pd Maino Marchi, a cui si rivolse chiedendo aiuto per denunciare le irregolarità scoperte nell’ufficio che dirigeva. «Con Marchi avevo un lungo rapporto perché stavamo lavorando ad una normativa antimafia da presentare in Parlamento». Nella ricostruzione fatta da Scalzulli in Commissione antimafia era stato poi Marchi a spiegargli che il “sistema Catasto” fosse determinante per l’equilibrio politico di Reggio. Una ricostruzione che Marchi nega con forza, annunciando l’intenzione di passare alle vie legali.
Poi su quello che trovò a Reggio Emilia è arrivato un racconto da brividi dell’ex direttore, così condensato: «Il Catasto a Reggio funzionava in modo anomalo. Lo riorganizzai nel segno della legalità, ma queste novità furono malviste, come se avessi rotto un equilibrio. C’era una corrente di persone legate fra loro da affinità personali e geografiche, con una presenza del 10%, cinque-sei dipendenti sui 56 complessivi, originari di Cutro».