Reggio Emilia: al servizio delle comunità 435 profughi, fra tirocini e volontariato
Tracciato il bilancio di un anno di attività del percorso “Cittadinanza attiva”, che impegna nel volontariato i richiedenti asilo
REGGIO EMILIA. Sono stati 435 i richiedenti asilo che, nel corso dello scorso anno, hanno volontariamente prestato attività attraverso progetti di cittadinanza attiva in 32 dei 42 comuni reggiani: dalla cura del verde e del patrimonio pubblico alla manutenzione di impianti sportivi, dalla gestione dei rifiuti alle biblioteche. Oltre il 25% dei circa 1.600 migranti ospitati nei 40 comuni del Reggiano (sono ancora a quota zero i territori di Vetto e Toano).
Il bilancio è stato tracciato ieri mattina nella sede della Provincia dal presidente Giammaria Manghi insieme all’assessore alla Città interculturale del Comune di Reggio Emilia, Serena Foracchia, e ai presidenti di Auser e Dimora d’Abramo, Sandro Morandi e Luigi Codeluppi.
Proprio in Provincia, poco meno di un anno fa, con il coordinamento della prefettura era stato infatti avviato con questi due soggetti un lavoro che ha poi portato alla stesura del protocollo che ha reso possibile l’attivazione di gran parte dei progetti di cittadinanza attiva svolti nel corso del 2017.
«Per coerenza rispetto agli impegni presi – ha esordito Manghi – e anche per il valore dei risultati ottenuti da un sistema che ha messo in campo oltre 400 persone, abbiamo ritenuto dunque doveroso dar conto del lavoro svolto, in particolare alla vigilia di un appuntamento importante come il Forum sull’immigrazione che mercoledì e giovedì (domani e dopodomani, ndr) offrirà un momento di confronto sul tema dell’accoglienza».
Dei 435 richiedenti asilo coinvolti, 189 lo hanno fatto attraverso la convenzione con l’Auser, 9 attraverso l’Albo comunale del volontariato e 237 attraverso 44 associazioni o enti di varia natura fra centri sociali, biblioteche, parrocchie, centri per anziani, polisportive, pro loco e associazioni culturali o di assistenza.
«Due, in particolare, gli obiettivi che ci eravamo dati – ha aggiunto il presidente della Provincia – rendere più omogenea la distribuzione territoriale dei richiedenti asilo, e in questo abbiamo progredito di molto come dimostrano i ben 32 Comuni stabilmente coinvolti nei progetti di cittadinanza attiva. Secondo, accompagnare questa accoglienza con attività di cui potessero beneficiare le singole comunità, ma soprattutto gli stessi migranti, per poter dare compimento alla propria dimensione umana. Permettendo loro, nel caso non trovino lavoro, di rendersi comunque utili e dare il senso della restituzione di quanto una persona riceve nel momento della accoglienza».
I ragazzi e le ragazze sono quindi stati coinvolti in percorsi di vario genere, dalla pulizia del verde alla manutenzione delle strutture pubbliche, dalla guardiania alla raccolta dei rifiuti.
«La rete Diritto di parola – ha poi aggiunto la Foracchia – ha accolto ben 3.700 persone per oltre 24mila ore di lezione di lingua italiana, quasi interamente garantite sempre attraverso il volontariato».
Soddisfatto anche il presidente Morandi che, con l’Auser, ha fatto da apripista per tutte le altre associazioni: «Lo scorso febbraio, quando in questa sala iniziammo a ragionare sui progetti di cittadinanza attiva, timori e perplessità non mancarono. Ma ora possiamo affermare che è veramente importante non solo perché creano valore per le comunità, ma soprattutto perché accrescono le relazioni tra le persone».