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«Un colpo di scena» Il processo rischia i “supplementari”

«Un colpo di scena» Il processo rischia i “supplementari”

REGGIO EMILIA. Il processo Aemilia si ferma per un mese. Almeno le udienze, che riprenderanno il 6 marzo per dare tempo di notificare agli imputati le nuove accuse presentate ieri dai pm antimafia.Gli...

09 febbraio 2018
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REGGIO EMILIA. Il processo Aemilia si ferma per un mese. Almeno le udienze, che riprenderanno il 6 marzo per dare tempo di notificare agli imputati le nuove accuse presentate ieri dai pm antimafia.

Gli avvocati chiederanno quasi certamente di respingere l’integrazione e il collegio dovrà quindi pronunciarsi. Essendo stati inseriti fatti nuovi, il processo rischia di andare ai supplementari proprio quando stava per volgere al termine, con la discussione praticamente fissata tra due settimane.

Dopo la maxi retata del 28 gennaio 2015, decine di imputati del processo hanno aggravato la loro posizione agli occhi della procura antimafia. Nonostante fossero finiti dietro le sbarre, in molti hanno confermato – scrive ora la Dda – «l’adesione alle regole e alla strategia del sodalizio ’ndranghetistico di appartenenza». Due di loro, Gianluigi Sarcone e Luigi Muto, sono stati addirittura stati promossi dal rango di «partecipi» al sodalizio ’ndranghetistico a quello di uomini di vertice dell’organizzazione, che assume un grado di indipendenza sempre più marcato rispetto alla casa madre cutrese dei Grande Aracri, confermando «l’associazione con epicentro a Reggio Emilia». «Un colpo di scena», come esclama Francesco Caruso, presidente del collegio, colto da un certo stupore ieri dopo aver letto le nuove accuse. I magistrati ad alcuni imputati fanno contestazioni circostanziate, come a Blasco Gaetano, Floro Vito Gianni, Floro Vito Antonio, Muto Antonio, Muto Salvatore. O come a Gianluigi Sarcone, che dal carcere continua a dare «ordini o direttive per l’inquinamento probatorio o le intimidazioni dei testimoni».

Anche utilizzando un registratore con micro schede per fare arrivare all’esterno «messaggi intimidatori al fine di condizionare i testimoni», «costringendoli a deposizioni compiacenti a favore degli esponenti della consorteria Aemilia sotto processo».

Le nuove accuse giungono da investigazioni già culminate con nuove misure cautelari. (e.l.t.)