Gazzetta di Reggio

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«Impugneremo questa sentenza ingiusta»

«Impugneremo questa sentenza ingiusta»

No comment dell’ex consigliere di Forza Italia. Il difensore Tarquini: Pagliani non merita tutto questo

28 febbraio 2018
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SCANDIANO. Cinque mesi fa Giuseppe Pagliani aveva bollato la sua inattesa condanna in appello a 4 anni di carcere per concorso esterno al clan di ’ndrangheta, dicendo che si trattava di «una sentenza folle, assolutamente ingiustificata e ingiustificabile. Un errore giudiziario gravissimo. La mafia mi fa schifo ed è vergognoso che qualcuno la associ al mio nome. Sono un perseguitato». Ieri, però, dopo mesi vissuti sottotraccia, i riflettori si sono riaccesi sull’ex consigliere comunale reggiano di Forza Italia, descritto come consapevole della caratura criminale di quelle persone con le quali, il 21 marzo 2012, si era incontrato al ristorante Antichi Sapori, durante la famosa cena dei sospetti (o delle beffe) con la quale il boss locale Nicolino Sarcone e decine di sodali volevano affondare l’azione antimafia del prefetto Antonella De Miro, che in soli 2 anni aveva emesso 22 decreti interdittivi prefettizi e decine di interdittive antimafia.

Pagliani ieri, dalla sua Arceto, ha deciso di non commentare. È diventato da poco padre del secondo figlio, ha lasciato la politica attiva e, chi lo conosce, dice che fatica a mettere da parte la sua caratteristica esuberanza, qualità che avrebbe potuto esercitare alle ormai prossime elezioni. «L’avvocato Pagliani è una persona per bene - dichiara il suo legale, l’avvocato Giovanni Tarquini dopo aver letto le motivazioni - Non si merita tutto questo. Dovrà reagire con decisione e lo farà». Per Tarquini «si tratta di una sentenza ingiusta, da impugnare con fermezza. Offre una visione distorta dei fatti e delle conclusioni in diritto».

Ecco allora che si apre l’ultima chance, quella del terzo grado, strada stretta ma necessaria per tentare di ribaltare ancora una volta il suo destino giudiziario, che conta 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e la libertà vigilata di un anno una volta espiata la pena, quest’ultima considerata pena durissima da accettare per l’ex politico. (e.l.t.)