Botta e risposta in udienza tra l’avvocato e il pm Ronchi
REGGIO EMILIA. «A partire dall’agosto 2012 i rapporti tra i due fratelli Sarcone, già incrinati per questioni economiche, si sono diradati sempre di più». È uno degli argomenti presentati ieri in...
REGGIO EMILIA. «A partire dall’agosto 2012 i rapporti tra i due fratelli Sarcone, già incrinati per questioni economiche, si sono diradati sempre di più». È uno degli argomenti presentati ieri in udienza dall’avvocato Stefano Vezzadini del Foro di Bologna, difensore di Gianluigi Sarcone: un tentativo di separare le posizioni giudiziarie dei due fratelli (Nicolino condannato a 10 anni in abbreviato) e di arginare le nuove accuse contenute nell’integrazione dei pm della Dda, particolarmente pesanti per Gianluigi, indicato come colui che impartiva le direttive agli imputati di Aemilia anche dietro le sbarre.
Il difensore ha depositato ieri una corposa documentazione, dove compare buona parte della società reggiana: dal rapporto con Telereggio ed Enrico Bini alla raccolta di giornali dal 2006 al 2012, fino al «clima politico del 2012» (prima e dopo l’interdittiva alla società Sarcia, ndr), tutti elementi che secondo la difesa dimostrerebbero come «da un certo punto in poi il clima generalizzato e il pregiudizio nei confronti degli imprenditori di origine meridionale convincono Sarcone a prendere una posizione pubblica».
I brogliacci delle utenze dei cellulari dimostrerebbero sempre secondo la difesa che «i due fratelli hanno avuto dissidi fortissimi: già a luglio 2012 Nicolino lamentava di non essere pagato da Gianluigi e da agosto in poi le telefonate tra i due si diradano». Tentativo, quest’ultimo, di smontare il teorema dei quattro fratelli Sarcone «una pigna sola», per dirla con le parole del pentito Antonio Valerio.
Tutti aspetti già anticipati dall’imputato Gianluigi durante la sua deposizione del novembre 2017, tanto che il pm Beatrice Ronchi è sbottata: «Non capisco la rilevanza».
«Questi aspetti rientrano nel macrotema, introdotto dagli ultimi due collaboratori di giustizia, secondo i quali l’attività lavorativa dei Sarcone era uno schermo per altro – ha replicato Vezzadini – Intendiamo dimostrare invece che l’attività lavorativa era reale».
Il pm Ronchi si è opposta recisamente solo quando la difesa ha nominato le dichiarazioni in fase d’indagine fornite da Francesco Falbo, secondo la tesi accusatoria intimorito e indottrinato tramite file audio su cosa dire in aula. Il sostituto procuratore Ronchi ha replicato elencando «tutte le missive in uscita dal carcere, sequestrate dalla Dda di Parma nel febbraio 2017 e dalla Squadra Mobile di Reggio nel novembre 2017» e «la lettera originale, prima avevamo la copia, inviata il primo dicembre 2015 al direttore della Gazzetta di Reggio (mai pubblicata, ndr). (am.p.)