Gianluigi Sarcone: «Studiavo i giornali»

Gianluigi Sarcone: «Studiavo i giornali»

Deposizione fiume: legge testi e fa infuriare il pm. Al fratello Carmine scrisse: «Guarda la Gazzetta»

28 marzo 2018
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REGGIO EMILIA. I giornali locali sorvegliati speciali, le continue esortazioni al fratello minore Carmine in una lettera del 10 marzo 2016: «Non stancarti, la sera consulta il sito della Gazzetta di Reggio». L’esame contestato di Gianluigi Sarcone si è trasformato in oltre un’ora di deposizione fiume: un monologo condito dalla lettura di testi «precotti» (la definizione è del presidente Caruso) e da domande che hanno fatto insorgere più di una volta il pm Beatrice Ronchi, oltre a provocare richiami all’avvocato difensore Stefano Vezzadini.

Era prevedibile. Tra i quattro fratelli di Bibbiano, Gianluigi Sarcone è quello che ha visto aggravarsi maggiormente la sua posizione nelle indagini post 2015: promosso secondo l’accusa negli ultimi tre anni dal rango di «partecipe» a quello di vertice dell’«organizzazione e direzione della strategia del sodalizio ’ndranghetistico» e dando disposizioni ad altri, fuori o dietro le sbarre, per «inquinare le prove ed intimidire i testimoni del dibattimento Aemilia».

In videoconferenza dal carcere di Tolmezzo, un Gianluigi Sarcone indubbiamente sul pezzo ha esordito con un testo scritto su due punti: «Possibile confronto con i pentiti: dico di sì, ma fatelo prima di sentire me, altrimenti verrei danneggiato. Dichiarazioni spontanee dei collaboratori di giustizia: chiedo che non vengano ammesse in ogni caso».

«Sia messo agli atti che l’imputato sta leggendo un testo preparato», sbotta il pm Ronchi, che poco dopo lo accuserà di «consultare l’interrogatorio del Gip di Carmine Sarcone, che lei non dovrebbe conoscere»; il pm fa controllare all’agente di penitenziaria che non abbia con sé il documento.

Gianluigi Sarcone continua con le domande: «Sono centinaia le lettere scritte ai miei familiari in tre anni, dovete dirmi quali sono quelle incriminate». Non gli viene risposto, ma l’imputato prosegue con la tesi del pregiudizio sul suo cognome. «Sono accuse assurde, già nel 2004 mi trovai a difendermi dal fatto di essere fratello di Nicolino». E il pregiudizio sui cutresi in genere. «Certi passaggi delle lettere sono stati mal interpretati. Ad esempio quando dico a Carmine di controllare cosa è uscito sui giornali (Gazzetta, Carlino, Prima Pagina) su Maria Sergio negli anni 2012, 2013 e 2016, il mio obiettivo non era lei: il mio obiettivo era sapere come trattavano certe notizie i diversi giornali. Conservo tutti gli articoli». Il presidente della corte Caruso interrompe: «L’esame è genuino se ha una componente di imprevedibilità, se invece è prefabbricato...».