Gazzetta di Reggio

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Sasso contro un’auto del Tg2 vicino alla casa di Grande Aracri

Sasso contro un’auto del Tg2 vicino alla casa di Grande Aracri

Brescello: una troupe stava svolgendo un servizio giornalistico sui beni confiscati alla mafia. La telecamera ha inquadrato Francesco, fratello del boss Nicolino. Presentata denuncia contro ignoti

30 marzo 2018
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BRESCELLO. Un sasso tirato probabilmente da dietro una siepe o da una finestra, che ha colpito e incrinato il parabrezza della macchina della troupe del Tg2 arrivata a Brescello per fare un servizio sulla casa dei Grande Aracri, tassello di un’inchiesta più ampia sui clan nel nord Italia.

L’aggressione avvenuta giovedì 29 marzo è ovviamente finita sul telegiornale delle 20,30. L’ inviato del Tg2 Giammarco Sicuro è arrivato nel quartiere Cutrello, ad alta densità di calabresi originari di Cutro, in cerca di Francesco Grande Aracri, secondo la Dda di Bologna elemento di spicco del clan capeggiato dal fratello Nicolino tutt’ora in carcere.

L’auto della troupe si è fermata in via Pirandello, pubblica via, nei pressi del civico 1, accanto all’abitazione di Francesco, che abita al 3. Lui è nel cortile, vede giornalista e telecamere accese, si gira e chiede «Che c’è»?

A quel punto le telecamere si spengono e il giornalista arretra. Pochi attimi e sull’auto piomba un sasso, lanciato non si sa da chi, che centra il parabrezza.

«Siamo andati nella caserma dei carabinieri e abbiamo sporto denuncia contro ignoti» racconta il giornalista mentre mostra alla telecamere il documento e poco dopo spiega il motivo del servizio.

A Francesco Grande Aracri, condannato nel 2008 in via definitiva per associazione per delinquere di stampo mafioso (pena scontata), cinque anni dopo lo Stato ha sequestrato beni per qualcosa come tre milioni di euro tra proprietà, attività e la casa in cui però continua a vivere.

«L’amministrazione giudiziaria dei beni sequestrati – spiega Sicuro – ci aveva detto che la famiglia Grande Aracri continua vivere nella grande casa di Brescello senza alcun titolo».

Sono due anni che il Comune di Brescello, commissariato per mafia, unico caso in Emilia Romagna, attende di venire in possesso dell’immobile per destinarlo alle famiglie sfollate a causa dell’alluvione. E i tre commissari che governano il Comune continuano ad aspettare.