«Serve una mobilitazione contro questa deriva»
Ferma condanna del sindaco Luca Vecchi: «La campagna d’odio deve finire» Manghi: «Manteniamo alta l’attenzione rispetto ai nuovi estremismi»
REGGIO EMILIA. «L’attacco al sindacato è la spia del pessimo clima che si respira nel paese. Contro questa campagna d’odio occorre una forte mobilitazione di chiunque si riconosca nei valori democratici». Così il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, dopo la contestazione che si è concretizzata, la notte scorsa, nell’affissione di manifesti in diverse sedi della Camera del lavoro. «In Italia – prosegue Vecchi – le sedi del sindacato sono già state prese di mira una volta, e quello che ne seguì furono la dittatura, la guerra e le persecuzioni di persone innocenti. È in atto da troppo tempo ormai una campagna d’odio che tende colpire chi rappresenta i lavoratori, gli stranieri, gli avversari politici e chi schiera per i diritti. La logica, grossolana, è quella di cercare di mettere le persone deboli, quelli che lottano per la dignità, le une contro le altre. Contro questa deriva ritengo ci sia bisogno di una ribellione da parte di tutti coloro i quali si riconoscono nei valori della democrazia e dello stato di diritto, al di là delle distinzioni partitiche. Minimizzare, fare spallucce, parlare “d’altro” come alcuni stanno facendo per ignavia o mancanza di cultura di cosa sia accaduto in Italia soltanto 80 anni or sono è grave e colpevole, e rende chi non si mobilita, ognuno per le proprie specifiche competenze e ruoli, implicitamente complice di questa deriva». «Da sindaco di una città che si vanta di essere Medaglia d’Oro della Resistenza – conclude Vecchi – credo sia necessario che ci si opponga a sortite simili con maggior forza e con tutti gli strumenti che la Costituzione e la legge sanciscono».
Sula stessa lunghezza d’onda Giammaria Manghi, presidente della Provincia: «Non si può rimanere indifferenti dinnanzi alla grave provocazione attuata ai danni di diverse sedi della Cgil, compresa quella di Reggio Emilia, alla quale va la nostra solidarietà. Perché non è la prima e, purtroppo, rischia di non essere l’ultima, considerando un sempre più strisciante sentimento di diffuso razzismo contro ogni diversità. A queste provocazioni e a questo clima, esprimo il più fermo e risoluto no mio personale e della Provincia di Reggio Emilia, che pro tempore rappresento, e che è espressione di una comunità civile, democratica, pacifica, accogliente, che affonda le proprie radici nei valori della Resistenza e della Costituzione, a partire dall’inderogabile dovere di solidarietà, finalizzata ad affermare la pari dignità e l’uguaglianza di ogni persona. Una comunità che tale vuole rimanere anche oggi, in un’epoca di complessità e di trasformazioni, che producono significative opportunità, ma al contempo anche elementi di disequilibrio sociale. A maggior ragione quest’anno, a 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali, prodromo del più vergognoso crimine contro l’umanità della storia. Per tale ragione non si possono sottovalutare magari relegandoli a innocue bravate atti come quelli compiuti ai danni della Cgil». «Ignoranza, paura e odio – continua Manghi – sono tre elementi che vanno spesso a braccetto e che, come la storia ci dimostra, quasi sempre generano violenza. Occorre mantenere alta l'asticella dell'attenzione rispetto a vecchi e nuovi estremismi, respingendo in maniera forte e chiara ogni tentativo di fomentare esclusione sociale e odio nei confronti del diverso: qui a Reggio Emilia, in Italia e nell’Europa in cui crediamo, l’Europa delle persone, degli Stati uniti e dei valori condivisi».
«Non ci faremo intimidire da chi predica l’odio». A dirlo anche Arci Reggio Emilia che prosegue: «Uno striscione con scritto “InfamItalia” è stato esposto anche davanti al circolo Arci Xanadù di Como, dove stasera viene presentato il libro di Paolo Berizzi “NazItalia”. Le azioni sono state rivendicate da Progetto nazionale... Il gruppuscolo, nato da una scissione del Movimento sociale-Fiamma tricolore, inneggia a un farneticante sovranismo in nome di quel popolo che Cgil, ma anche Arci tradirebbero, occupandosi di migranti, omosessuali, sfruttati anziché degli italiani “normali”. Non ci faremo intimidire da chi vuol fare sprofondare questo paese nell’inciviltà e nella violenza».