Reggio non dimentica i cinque martiri del 7 luglio
La cerimonia, 58 anni dopo, in una piazza affollata di “magliette rosse” Il sindaco: «Se oggi possiamo vivere in democrazia è anche per quei ragazzi»
A 58 anni di distanza, ieri sono stati commemorati i cinque giovani che nel 1960 morirono durante una manifestazione contro l’allora Governo Tambroni nella piazza oggi per l’appunto intitolata ai Martiri del 7 luglio. Al ricordo che si allontana ma non sbiadisce, è stato reso onore ieri mattina da parte delle istituzioni con i rappresentanti del Comune e della Provincia, assieme agli esponenti di Cgil, Cisl e Uil, Anpi, Alpi-Apci, Anppia, Istoreco e del Comitato democratico e costituzionale. Un corteo silenzioso ha deposto una corona di fiori davanti al monumento dedicato ai martiri del 7 luglio 1960, poi una rosa rossa davanti ad ognuna delle cinque pietre d’inciampo posate nei luoghi in cui vennero colpiti a morte.
Una rosa rossa come il colore delle magliette che numerosi partecipanti alla cerimonia hanno indossato accogliendo l’appello di don Luigi Ciotti, al quale hanno aderito Arci e Cgil, che invitava a indossare un capo rosso come le magliette dei bambini affogati nel Mediterraneo.
«La consapevolezza di fatti storici anche tragici – ha detto dal palco il sindaco Luca Vecchi – rappresenta, anche a distanza di tempo, non solo un atto di ricordo ma un atto di responsabilità, di consapevolezza della trama storica di un paese da cui non può prescindere qualsiasi traiettoria futura. Se oggi possiamo vivere la libertà e la democrazia di questo paese lo dobbiamo anche a quei ragazzi».
Dal palco hanno parlato anche il presidente della Provincia Giammaria Manghi, il figlio di Lauro Farioli, Ettore, visibilmente commosso nel ricordo, e l’ex-deputato Aldo Tortorella, partigiano e direttore di Critica marxista che ha ricordato come «commemorare non è solo con il cuore, ma anche con il pensiero». —
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