Mazzette dagli stranieri, arrestata funzionaria della Prefettura di Reggio Emilia: sequestrati 116mila euro
Coinvolta anche una agenzia di Guastalla gestita da due fratelli pakistani, specializzata in pratiche per gli extracomunitari. Tre persone ai domiciliari. Obbligo di firma per una italiana di origine marocchina
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REGGIO EMILIA. Una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Reggio Emilia, su un presunto sistema di corruzione per l'ottenimento della cittadinanza italiana. Tra i destinatari di misure cautelari, una funzionaria della prefettura, ex responsabile dell'Ufficio cittadinanza, e i titolari di un'agenzia di pratiche per stranieri di Guastalla.
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L'INCHIESTA Stando alle ricostruzioni della squadra mobile la donna avrebbe ricevuto mazzette agli stranieri per agevolare le loro pratiche sulla cittadinanza. Ai domiciliari, la 60enne funzionaria Sonia Bedogni, ex responsabile dell’Ufficio cittadinanze, e due fratelli pakistani - Irslan e Umar Parvez (rispettivamente classe 1989 e 1995) - titolari di un’agenzia pratiche stranieri con sede a Reggio Emilia e Guastalla. Obbligo di firma per Amina Doulai (1970) una donna italiana di origine marocchina che gestiva uno studio pratiche stranieri. Umar Parvez, uno dei due fratelli pakistani al momento è irreperibile perchè è tornato nel paese d'origine.
L'inchiesta è coordinata dal pm Giacomo Forte, che ha preso parte anche alle perquisizioni. Le operazioni sono state estese anche allo studio di un legale reggiano, estraneo all’inchiesta, presso il cui studio una delle destinatarie delle misure trattava le pratiche stranieri.
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Nel corso dell’attività sono emersi undici episodi corruttivi con relativo scambio di denaro. Sono molte di più le pratiche sulle quali sono in corso accertamenti. La funzionaria reggiana da maggio era già stata rimossa dal servizio e trasferira ad altro incarico. Sul suo conto corrente il gip, Giovanni Ghini, ha disposto il sequestro preventivo di una cifra pari a 116mila euro.
L'indagine è partita nel 2016 a seguito di alcune segnalazioni, ma la svolta è arrivata grazie alle intercettazioni video raccolte dagli investigatori negli uffici della prefettura. Fino ad ora sono circa 35 le pratiche di cittadinanza esaminate per le quali è stata provata la corruzione.
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LE INTERCETTAZIONI. In alcuni casi, dietro il pagamento della «mazzetta» venivano spinte avanti _ presentando un sollecito _ anche posizioni di stranieri a cui la cittadinanza era stata rifiutata e in due casi persino di pratiche prive dei requisiti di reddito, i cui dati erano stati alterati. Come ammette la Polizia si tratta di una parte infinitesimale degli illeciti che potrebbero essere stati commessi, dal momento che l'attività corruttiva andava avanti almeno dal 2014. I filmati che incastrano la dipendente infedele rivelano anche il «modus operandi» della donna che, seduta alla sua scrivania, metteva davanti alle persone interessate la pratica di cittadinanza.
Queste inserivano nella carpetta la somma di denaro (si ipotizza ci fossero delle tariffe prestabilite) e la restituivano alla dirigente che infilava i soldi in un cassetto. Le indagini proseguono ora per identificare gli stranieri che hanno ricevuto la cittadinanza in questo modo, ai quali- salvo nei casi in cui mancano i requisiti- non sarà revocata. Da un lato infatti hanno paradossalmente solo accelerato una procedura per ottenere la cittadinanza a cui avevano diritto. dall'altro risulta molto difficile accertare che abbiano versato le somme richieste nella consapevolezza di commettere un illecito e non solo perchè consigliate così dagli intermediari indagati.
Secondo la polizia però, nella Prefettura reggiana retta da Maria Grazia Forte, esistevano già gli anticorpi. A maggio la dirigente era infatti stata sollevata dall'incarico nel sospetto che ci fossero irregolarità nel suo operato e la stessa arrestata, in un'intercettazione, si lamentava del «giro di vite» del prefetto, sulle pratiche che istruiva.