Gazzetta di Reggio

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Chanel numero 5 e mille euro alla funzionaria, così la richiesta scavalcò 400 pratiche

Enrico Lorenzo Tidona
Chanel numero 5 e mille euro alla funzionaria, così la richiesta scavalcò 400 pratiche

Corruzione: la capo ufficio della Prefettura di Reggio Emilia incastrata da uno stagista che ha raccontato tutto alla polizia. Sette gli indagati ma adesso è caccia ai corruttori

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REGGIO EMILIA  Oberata dalla pratiche, sfacciata nelle richieste di regali, accorta quando si trattava di incassare le mazzette. Sonia Bedogni è considerata a capo di una «vera e propria corruzione seriale». Da tempo voci di corridoio sulla velocizzazione di alcune richieste di cittadinanza da parte di stranieri, erano giunta alle orecchie della procura di Reggio Emilia. Poi la svolta, a inizio 2017, che ha fatto girare il vento dopo mesi di indagini infruttuose.

La capo ufficio, funzionaria dello sportello unico immigrazione della Prefettura di Reggio, è stata incastrata dal racconto dettagliato di uno stagista, teste chiave dell’inchiesta che conta per ora sette indagati (corrotta, intermediari e privati corruttori) raggiunti ieri da avviso di garanzia, di cui quattro coperti da misura cautelare, con la funzionaria ai domiciliari con l’accusa di corruzione (impropria e propria passiva). Ma è caccia ad altri privati che hanno pagato consci di corrompere la pubblica funzionaria reggiana.

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IL TESTE CHIAVE  Il ragazzo che lavorava all’interno della Prefettura conosce un cittadino cinese, Chen Keron (poi indagato), che sa dove lavora e si lamenta che la sua richiesta per diventare cittadino italiano è ferma da sette anni. Il caso viene portato all’attenzione della funzionaria, che si prende cura della pratica. Il cinese prende la cittadinanza in poco tempo, avendone effettivamente i requisiti, ma la storia non finisce lì. Bedogni confida allo stagista che per aiutare il suo “amico” cinese sono state scavalcate ben 400 pratiche pendenti.

Un balzo immenso, che la funzionaria si vede riconoscere con un primo presente: un profumo prezioso, una bottiglietta di Chanel numero 5, che la donna accetta ringraziando il cinese. Da lì si apre la strada per il secondo episodio: il neo cittadino italiano chiede di velocizzare la pratica anche per la moglie.

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Lo stagista fa da ambasciatore ma la capo ufficio fa un gesto inequivocabile: si strofina il pollice con l’indice della mano destra, facendo capire al ragazzo che stavolta il suo “amico” avrebbe dovuto consegnare dei soldi. Una mazzetta da mille euro dentro una busta, che l’uomo fa vedere allo stagista quando si reca per consegnarla nell’ufficio della funzionaria. Tanti soldi, abbastanza per velocizzare anche la richiesta di cittadinanza del figlio.

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IL TARIFFARIO E GLI ALTRI INDAGATI  L’inchiesta non è finita. Anzi. La procura è sulla tracce di altri privati che hanno corrotto consapevolmente la funzionaria, come Arif Muhammad, ora indagato. E si cercano conferme anche all’interno della Prefettura. Per ora, oltre ai domiciliari disposti a Bedogni, ci sono quelli per Irslan e Umar Parvez, considerati intermediari-corruttori per conti di privati. Stesso ruolo per Amina Doullai, moglie dell’avvocato Vainer Burani (estraneo alla vicenda), il cui studio è stato perquisito ieri perché utilizzato dalla consorte (che ha l’obblio di firma), alla quale vengono contestati tre episodi. L’ipotesi è che pagare fosse prassi. A tal punto che le voci erano giunte fino al palazzo della procura. C’è poi l’ultimo indagato è Abdelaaziz El Jallali, altro intermediario accertato. —