La vita a Tannetum: armi, vasi, monete e pedine di scacchi

Ambra Prati
Gli scavi archeologici nel sito del Castellazzo
Gli scavi archeologici nel sito del Castellazzo

Gattatico, conclusa la terza campagna di scavi della città celtica Storchi: «Trovate una delle otto torri del Castellazzo»

23 settembre 2018
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GATTATICO. Una strada importante, che correva sotto l’attuale ferrovia a 500 metri a nord-es della via Emilia, a servizio – si presume – della città celtica di Tannetum; una delle otto torri che secondo la letteratura settecentesca costituivano l’ossatura del Castellazzo, uno dei castelli più antichi d’Italia, se l’ipotesi della fase fondativa risalente all’850 d. C. sarà confermata; infine “la chicca”: sette pedine da gioco, «un ritrovamento rarissimo, erano un bene di lusso: di solito se ne trovano uno-due per sito, noi ne abbiamo trovate sette», commenta l’archeologo Paolo Storchi.

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Sono le scoperte archeologiche – strutture di età celtica, romana e alto medievale – venute alla luce a Taneto e Sant’Ilario, dove si è appena conclusa la terza campagna di scavi partita dall’area che ospitò l’antico villaggio celtico di Tannetum. La ricerca è stata condotta da La Sapienza-Università di Roma in collaborazione con la Syddansk Universitet di Odense (Danimarca) su concessione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio.

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Le ricerche del 2018 hanno interessato tre aree. La prima, posta lungo la ferrovia Milano-Bologna, nel Comune di Gattatico, a sud-ovest del paese di Taneto, è quella del primo nucleo di scavi del 2016 su Tannetum, citata dagli storici Polibio e Livio che parlano nel 218 a. C. di un villaggio celtico che ospitò una guarnigione militare romana in difficoltà, negli anni della discesa di Annibale in Italia. Il secondo sito si trova nel Comune di Sant’Ilario d’Enza nei pressi della stazione ferroviaria, dove lo scavo quest’anno ha rivelato una strada romana finora sconosciuta, larga oltre 4 metri, con segni del passaggio dei carri e pavimentata con ciottoli fluviali disposti con cura, «cosa che nell’antica Aemilia è tipica solo delle strade urbane oppure appena fuori dalle città – spiega il responsabile sul campo Storchi – Un ritrovamento importante perché ci fornisce la certezza di essere nell’immediata prossimità di Tannetum, se non all’interno della città». La terza area riguarda la formazione medievale nota come “il Castellazzo”, già sondata nel 2017.

«Se la datazione, effettuata l’anno scorso in base ad alcune analisi al radiocarbonio su pali portanti, sarà confermata, si tratta di uno dei “castelli” più antichi in assoluto. Quest’anno le ricerche si sono concentrate sulle ultime fasi di vita della struttura, coinvolta da un probabile incendio. Sono stati recuperati oggetti della vita quotidiana, come frammenti di vasi o perline per collane, una moneta d’argento e armi, una punta di lancia, una freccia e pezzi di balestra». E soprattutto «sette pedine da gioco integre e finemente lavorate, in avorio o corno, riconducibili al gioco degli scacchi, che fece il suo ingresso in Europa solo nel IX secolo attraverso la mediazione dei mercanti arabi».