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Pestaggio, l’errore sanato con decreto In campo 3 giudici

Pestaggio, l’errore sanato con decreto In campo 3 giudici

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BOLOGNA. Non sarà un giudice monocratico ad occuparsi del delicato processo che vede alla sbarra quattro persone accusate di lesioni e violenza privata, il tutto aggravato dai metodi mafiosi.

Ci stiamo riferendo a quella che la Dda di Bologna ha ricostruito come una spedizione punitiva ai danni dello “spesino” (cioè colui che si occupa della spesa tra i detenuti), ordinata nel marzo 2015 nel carcere bolognese della Dozza per una mancanza di rispetto.

Il 31 gennaio scorso, al termine dell’udienza preliminare, il gup Gianluca Petragnani Gelosi aveva disposto per i quattro imputati il rinvio a giudizio davanti ad un giudice monocratico della prima sezione del tribunale di Bologna, sollevando già quel giorno la reazione – in aula – del pm antimafia Beatrice Ronchi, ritenendo la decisione un errore giudiziario, in quanto i reati con aggravante mafiosa sono di competenza di un collegio (composto da tre giudici). Valutazione giuridica rivelatasi giusta e lo stesso gup Petragnani Gelosi ha risolto la faccenda con un decreto ad hoc che dispone ora correttamente il giudizio – inizierà ai primi di maggio – davanti alla prima sezione penale collegiale sempre del tribunale di Bologna.

Il procedimento affronterà una parte dell’inchiesta “Reticolo”, costola del maxiprocesso Aemilia, condotta dai magistrati Beatrice Ronchi e Marco Mescolini, col supporto dei carabinieri del Ros. Due gli imputati legati ad Aemilia (Gianluigi Sarcone e Sergio Bolognino), ma sotto processo sono finiti anche i campani Andrea Palummo e Mario Temperato.

Un lavoro investigativo fatto di intercettazioni, pedinamenti ma anche delle dichiarazioni del primo pentito di Aemilia, cioè Giuseppe Giglio. Per la Dda sia Sarcone che Bolognino sono i mandanti del pestaggio ai danni dello “spesino”perché irrispettoso e refrattario alle disposizioni imposte, a dimostrazione della supremazia riconosciuta agli ’ndranghetisti da parte di detenuti legati alla camorra. —

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