Omaggio al museo Peppone e don Camillo e ai volontari che da 30 anni lo animano
Il paese ha celebrato i fondatori e tutte le persone che, con la loro passione, hanno fatto crescere questa istituzione
Sono passati trent’anni dal 16 aprile 1989. Il muro di Berlino era ancora in piedi, tanto per intenderci. Un dettaglio non da poco per il paese che da sempre, nell’immaginario collettivo, è teatro del dualismo tra “bianchi” e “rossi”, personificati alla perfezione dai don Camillo e Peppone di Giovanni Guareschi.
Quel giorno, a Brescello, venne tagliato il nastro al museo che porta il nome dei due celebri personaggi, per quella che doveva essere un’avventura di poche settimane e che invece si è sempre più consolidata nel tempo, fino ad arrivare a ospitare ogni anno migliaia di turisti. Domenica sono stati celebrati i festeggiamenti per il trentennale di questa importante ricorrenza, che ha visto il suo culmine nel pomeriggio in sala Prampolini, dove sono stati consegnati targhe e riconoscimenti ai fondatori del museo e a chi, in questi anni, ne ha permesso lo sviluppo. Una giornata che, seppur guastata dalla pioggia, si è caratterizzata per il clima di festa e la soddisfazione di aver raggiunto un traguardo ai tempi impensabile. Tra i relatori, il sindaco Elena Benassi, il presidente della Fondazione “Paese di don Camillo e Peppone” Luigi Allegri, il presidente della Pro Loco di Brescello Gabriele Carpi, il sindaco di Roccabianca Marco Antonioli, l’assessore di Busseto Marzia Marchesi e Natalia Maramotti, presidente di “Destinazione turistica Emilia”. Il lungo elenco dei premiati si è aperto con la consegna della targa celebrativa a due fondatori scomparsi: la prima - ritirata dalla moglie Franca e dal figlio Mirco - a Maurizio Allegri, storico gestore del bar Centrale venuto a mancare poco più di un anno fa, la seconda – ritirata dalla figlia Simona – in ricordo di Fernando Paris, primo figurante di Peppone e restauratore del carro armato, della locomotiva e del sidecar. Le premiazioni sono poi proseguite con Erminio Bertoli, fondatore ideatore del museo e di tante iniziative di quegli anni: un’assenza, la sua (il premio è stato ritirato dal figlio Andrea), che pur essendo giustificata ufficialmente da una malattia, sembra essere stata frutto di una polemica scaturita nelle scorse settimane con i vertici della Fondazione, legata all’organizzazione delle celebrazioni, alla quale Bertoli avrebbe voluto partecipare in prima persona. Nel corso del pomeriggio, il sindaco Benassi ha comunque sottolineato il fondamentale apporto di Bertoli, definendolo «ideatore e motore di tutto il percorso che ha portato alla creazione del museo». Altri riconoscimenti sono poi stati consegnati al cavalier Cesare Bertozzi, sosia di Giovannino Guareschi; al presidente della Proloco brescellese Gabriele Carpi; ai figuranti di don Camillo e Peppone Abdon Boni e Giulio Bersellini; al compianto Severino Zatti (per lui ha ritirato la targa il figlio Luigi) altro storico volontario che contribuì al restauro del carro armato, ospitato per giorni nel suo cortile; a Valeria Garotti, presidente dell’associazione “Non solo Don Camillo” che raggruppa le guide turistiche del paese; al vicepresidente della Proloco Franco Padova; allo storico custode del museo Gianni Lai, mai mancato in vent’anni di attività; all’artista Marco Cagnolati, autore di diverse opere in paese inerenti il “mondo piccolo”, tra le quali spiccano il restauro della Madonnina del Borghetto e il murales della mitica “Gisella”; a Gabriele Mingori, altro protagonista del recupero del carro armato; al maresciallo Antonio Fiumarella, in servizio a Brescello in quegli anni. La giornata, durante la quale sono stati letti passi di Guareschi e suonati intermezzi musicali dai giovani della scuola di musica “Amici di Valerio”, si è poi chiusa con la visita al museo. —