Aemilia bis, il pentito Giglio ora è condannato a sette anni
Rideterminate le pene per alcuni imputati del filone secondario gemmato dall’inchiesta scoppiata nel 2015
REGGIO EMILIA. Nel filone di Aemilia bis ieri la Corte d’appello di Bologna ha rideterminato la pena anche per altri imputati dopo le condanne a Pasquale Brescia e Luigi Comberiati.
Si tratta del versante legato prevalentemente a prestanome e intestazioni fittizie. Per Giuseppe Giglio, imprenditore ritenuto uno dei sodali della cosca e poi divenuto un importante collaboratore di giustizia, è stata riconosciuta la continuazione con la condanna nel processo principale e decisa una pena complessiva di sette anni e sei mesi.
Rispondeva in questo giudizio di trasferimento fraudolento di valori, così come il fratello Giulio Giglio: anche per lui è stata riconosciuta la continuazione e decisa una pena complessiva di cinque anni. Ridotta, infine, da un anno e quattro mesi a un anno la condanna per Giovanni Giglio; per Pierino e Pasquale Vetere e Francesco Lerose, imputati per tentata estorsione e assolti da un capo di imputazione, la pena cala da tre anni a due anni e 600 euro di multa.
Aemilia bis era diventato un altro calderone dell’inchiesta principale contro la ’ndrangheta in Regione. Numerosi i reati che furono contestati ai 23 indagati del secondo filone: trasferimento fraudolento di beni, minaccia, distrazione di beni sequestrati, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, detenzione illegale di munizioni da guerra, rilevazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, estorsione e false fatture.
Dentro confluirono gli esponenti delle famiglie Giglio e Vertinelli, questi ultimi poi riconfluiti nel procedimento originario. In Aemilia bis entrarono poi i fratelli Pasquale e Pierino Vetere, insieme a Francesco Lerose. Una lunga serie di intrecci che hanno complicato non poco le cose, anche a livello giudiziario, perché hanno portato alla sovrapposizione di nomi e fatti.
Nel frattempo sono arrivate le condanne degli abbreviati in Cassazione e quelle di primo grado a Reggio Emilia, che hanno visto un totale di 23 assoluzioni, cinque prescrizioni e 120 condannati per un totale di 1.223 anni di carcere, in attesa ora dei successivi due gradi di giudizio. —
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