Gazzetta di Reggio

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’Ndrangheta a Brescello batosta ai Grande Aracri Francesco e i figli in cella

Enrico Lorenzo Tidona
’Ndrangheta a Brescello batosta ai Grande Aracri Francesco e i figli in cella

Arrestate 13 persone con l’accusa di associazione mafiosa. Altri 3 ai domiciliari Sono 73 gli indagati: c’è anche il presidente del consiglio del comune di Piacenza

26 giugno 2019
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In pochi giorni Francesco Grande Aracri ha perso tutto: la casa, il suo tesoretto e la libertà. Il fratello più anziano del boss Nicolino Grande Aracri, nonché ras del clan della ’ndrangheta cutrese nella Bassa reggiana, è stato svegliato dall’elicottero della polizia in volo ieri alle 3 del mattino sopra la sua casa di via Pirandello a Brescello.

Una villetta con piscina, sequestratagli definitivamente pochi giorni or sono, in quel quartiere alle porte di Brescello ribattezzato dai vicini “Cutrello” in nome di quell’enclave di cutresi formatasi oltre vent’anni fa nel paese di Peppone e Don Camillo, e dove Francesco - detto Franco - ha creato il quartier generale della sua famiglia allargata, parte della quale finita agli ieri arresti (16 in totale) o indagata insieme ad altri sodali, 72 persone in tutto, molte “teste di legno” reggiane, come ricostruito nell’inchiesta denominata Grimilde, che ha portato anche al sequestro di beni per 3 milioni di euro per mano del Servizio centrale operativo (Sco). Tra gli arrestati anche il presidente del consiglio comunale di Piacenza Giuseppe Caruso, funzionario dell’Agenzia delle Dogane, accusato di aver favorito una truffa a beneficio dell’organizzazione criminale per ottenere fondi dall’Unione Europea, e legato a Salvatore Grande Aracri.

Ieri ben 300 poliziotti hanno effettuato un centinaio di perquisizioni in tutta Italia. La Dda di Bologna dal 2015 teneva sotto controllo Franco e i suoi sodali, il figlio Salvatore Grande Aracri in primis, astro nascente della criminalità nella Bassa, entrambi rimasti apparentemente indenni dall’esplosione nel 2015 dell’inchiesta-cardine Aemilia, quella da 220 indagati e che ha accertato l’esistenza e il radicamento di un clan ormai autonomo della ’ndrangheta cutrese in terra emiliana, con epicentro a Reggio Emilia e dintorni.

IL CAPO SILENTE

Il nuovo colpo assestato al clan è potente, messo a segno dalla Squadra Mobile di Bologna con i colleghi di Reggio Emilia, Parma e Piacenza, con indagini coordinate dal sostituto procuratore Beatrice Ronchi, la stessa di Aemilia e dei delitti risolti del 1992 a Reggio e Brescello, comune quest’ultimo sciolto nel 2016 per infiltrazioni mafiose dopo le parole benevole spese dall’allora sindaco Marcello Coffrini proprio verso Franco Grande Aracri, come svelato da una video inchiesta della web tivù Cortocircuito degli studenti reggiani guidati da Elia Minari, che svelarono ancora una volta la sottovalutazione anche ai massimi livelli sui vicini di casa in chiaro odor di mafia.

IL CERCHIO SI è CHIUSO

Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata. Sotto sequestro anche immobili e attività degli indagati, che rappresentano l’ennesimo tesoretto a disposizione della cosca cutrese. Per il capo famiglia la procura ha chiesto e ottenuto quindi l’arresto in carcere. Così come per il figlio Salvatore, detto “il calamaro”, 39 anni, già condannato in appello per le minacce in piazza all’allora consigliera leghista Catia Silva, già considerato dal pentito Angelo Cortese un socio occulto della discoteca Italghisa. Ma in periodi più recenti è il regista del reimpiego dei soldi di famiglia in attività macchiate da illeciti, al posto del padre. Ma dopo esser vissuto nella penombra, per loro il cerchio giudiziario sembra chiudersi. Sono accusati del reato più pesante: un macigno rispetto ai precedenti. Con loro anche Paolo Grande Aracri, fratello di Salvatore, così come Claudio Bologna, i fratelli Albino e Giuseppe Caruso, Antonio e Francesco Muto (’67), Domenico Spagnolo, Giuseppe Strangio, Pascal Varano (vicino a Salvatore) e il commercialista del clan Leonardo Villirillo. Gregorio Barbiero e Manuel Conte sono invece ai domiciliari.

IL VUOTO A BRESCELLO

Ieri mattina la casa di Grande Aracri era assediata dalla polizia, la strada chiusa sotto l’occhio vigile del capo della Squadra Mobile di Reggio Emilia, Guglielmo Battisti, e del vicario Andrea Salmeri. Dentro casa Carolina Passafaro, moglie di Salvatore,e Santina Pucci, moglie di Franco, indagate assieme a Rosita Grande Aracri, altra figlia di Franco. —