Gazzetta di Reggio

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Business della vendita di maiali, doppia inchiesta su un allevamento

Controlli della polizia municipale nell'allevamento di suini di Sorbolo Levante
Controlli della polizia municipale nell'allevamento di suini di Sorbolo Levante

Brescello, la municipale Bassa Reggiana ha fatto chiudere un’azienda gestita da casertani. Avevano 600 animali invece di 250. Perquisito lo studio di un geometra di Parma 

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BRESCELLOo. Avevano chiesto il permesso per allevare 250 maiali e invece erano più di 600. Compressi nei vecchi box delle stalle, tenuti in condizioni igieniche e sanitarie davvero precarie tanto che il cattivo odore e le grida degli animali avevano provocato le proteste degli agricoltori e dei residenti della zona.. È stato chiuso dal Nucleo di polizia animale-ambientale della municipale Bassa Reggiana, l’allevamento di suini in viottolo dei Frutti, a Sorbolo Levante e la bonifica dei luoghi è stata conclusa il 15 agosto scorso.

Una vicenda iniziata un anno e quattro mesi fa, nell’aprile 2018, e che ha portato, oltre a un procedimento amministrativo contro gli ex gestori dell’allevamento, due personaggi di Casal dei Principi, in provincia di Caserta, R.V. di 59 anni e B.A, di 53 anni, anche a due filoni di indagini avviate dai magistrati della procura della Repubblica di Reggio Emilia. Il sospetto è che l’allevamento, condotto senza rispettare – secondo gli accertamenti compiuti dalla municipale – le più basilari regole di tutela ambientale e degli animali, fosse stato messo in piedi per realizzare, nel minor tempo e per quante più volte possibili, la vendita degli animali messi all’ingrasso. Un business niente male, visto che seicento maiali valgono qualcosa come 200.000 euro.

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Ma non basta, perché secondo gli inquirenti, lallevamento sarebbe stato aperto anche grazie alla redazione di una serie di certificazioni sospette che hanno portato, nelle scorse settimane, alla perquisizione nello studio di un geometra di Parma, “ingaggiato”dagli allevatori casertani. Il primo blitz è stato compiuto, appunto, nell’ aprile dell’anno corso. Gli uomini del comandante Davide Grazioli, arrivati all’allevamento – la proprietà di terreno e strutture è di un brescellese non toccato dalle indagini – oltre a scoprire un numero spropositato di maiali in forte sofferenza, hanno trovato la vasca di stoccaggio dei liquami parzialmente distrutta e a forte rischio di inquinamento ambientale e della falda e una lastre di eternit rotte e lasciate all’aperto. Ai controlli della municipale hanno fatto seguito quelli di Ausl, Arpae, Servizio veterinario, Servizio igiene e i tecnici del Comune. Fino all’ordinanza, emessa dal sindaco Elena Benassi, per la bonifica immediata del luogo e la diminuzione dei capi.

Un anno dopo – durante l’ennesimo sopralluogo avvenuto nell’aprile scorso – la municipale ha preso atto della parziale bonifica dei luoghi, segnalando la cosa alla procura della Repubblica (che ha aperto il primo dei fascicoli), della scomparsa dei maiali che sarebbero stati distribuiti in altre allevamenti e pure dei gestori dell’azienda che non si sa, al momento, che fine abbiano fatto. Infatti è toccato al proprietario dell’ex allevamento portare a conclusione il risanamento, inviando poi comunicazione a Comune e Arpae.

Parallelamente ai controlli in azienda, il comandante della municipale ha avviato l’attività di verifica sulla documentazione trovato. Certificati, carte, permessi, sono stati controllati a uno a uno fino a quando è stato chiaro che qualcosa non tornava. Per capire qualcosa di più è stata fatta la perquisizione nello studio del geometra di Parma e il materiale acquisito è ora a disposizione dei magistrati della procura.