REGGIO EMILIA. Affidi controversi con una trentina di minorenni coinvolti: da quanto “filtra” su queste basi poggia il filone-bis dell’inchiesta “Angeli e demoni” con nel mirino dei carabinieri – coordinati dal pm Valentina Salvi – sempre un giro di affidi illeciti da parte dei servizi sociali dell’Unione degli otto comuni della Val d’Enza. In questo secondo fascicolo stanno finendo sotto la lente degli investigatori sia alcuni casi relativi ad irregolarità nell’affidamento di minori già noti a chi indaga (grazie alle intercettazioni) ma non ancora del tutto approfonditi al momento dell’esplosione dell’inchiesta (concentratasi su 7 vicende specifiche di bambini “manipolati”), sia ulteriori casi legati alle denunce presentate dai genitori naturali in lotta con il Tribunale minorile di Bologna perché ritengono inventate le motivazioni con cui si sono visti strappare i figli. Un filone-bis che potrebbe ancora ampliarsi e dai tempi d’indagine al momento non definibili, comunque non brevi. Sempre in questa seconda tranche d’indagine dovrebbero finirci anche le posizioni – una dozzina – degli indagati non raggiunti dalla misura cautelare nell’ormai stranota ordinanza del gip Luca Ramponi del 20 giugno scorso. Il che significherebbe una “scrematura” dei 29 indagati iniziali che – da quanto anticipato dalla Gazzetta – si stanno avvicinando al processo. Il prossimo autunno dovrebbe infatti coincidere con la richiesta di giudizio immediato per quegli indagati (sono 16) raggiunti da una misura cautelare. Le basi? Prove raccolte e interrogatori. Due architravi dell’inchiesta che hanno creato non poche frizioni con le difese, anche se c’è chi – come l’assistente sociale Cinzia Magnarelli – ha aperto uno squarcio dall’interno del sistema degli affidi, confermando di aver falsificato delle relazioni per calcare la mano e far disporre così dal Tribunale per i minorenni il collocamento a terzi dei bimbi, considerati vittime di abusi. L’assistente sociale punta il dito contro la dirigente dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza – Federica Anghinolfi – e contro il metodo creato sotto la sua egida. Un approccio definito «integralista» seppur in casi oggettivamente complessi o di disagio, basato su condizionamenti dei minori quando si accendeva la spia su possibili abusi. È dall’estate 2018 che gli accertamenti hanno preso corpo. E le ipotesi di reato sono a dir poco pesanti, perché le persone finite nel registro degli indagati sono, a vario titolo, accusate di frode, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, falso, violenza privata, tentata estorsione, peculato. Anche lesioni gravissime, perché alcune vittime (ora adolescenti) manifestano segni di disagio. — &nbsp;

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Nel filone bis d’inchiesta alcuni casi già emersi dalle intercettazioni ma anche nuove vicende denunciate dai genitori

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