Il Fai adotta la fornace di Felina Sarà centro studi e polo turistico
Progetto presentato al convegno “Terre di nessuno” Il sindaco Bini: «Tema centrale per il futuro del territorio»
CASTELNOVO MONTI. Anche il Comune di Castelnovo Monti – rappresentato dal sindaco Enrico Bini – è stato tra i protagonisti sabato del 25esimo convegno nazionale del Fai - Fondo ambiente Italia, che si è svolto al Teatro Regio di Parma. C’è infatti un nuovo progetto Fai che riguarda la montagna reggiana: il recupero dell’antica fornace di Felina, testimonianza di archeologia industriale, ristrutturata tra il 2010 e il 2015, che diventerà un centro studi per la promozione del territorio.
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IL CONVEGNO
Il tema al centro del convegno, quest’anno, era “Terre di nessuno”. Così viene spiegato dal Fai, fondazione senza scopo di lucro, nata nel 1975, con il fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano: «C’è una parte dell’Italia che è “terra di nessuno”. Il 60% del territorio nazionale, dalle Alpi agli Appennini, isole comprese, è come una seconda Italia: sconosciuta, abbandonata, isolata». Obiettivo del Fai, quindi, è dare rilevanza al patrimonio ambientale e storico dei territori montani e periferici.
L’evento al Teatro Regio ha visto la partecipazione, tra gli altri, del sindaco Federico Pizzarotti, di Anna Laura Orrico, sottosegretario del ministero per i Beni e le attività culturali e il turismo; del presidente Fai Andrea Carandini; dello scrittore e gironalista Paolo Rumiz e di numerosi sindaci e amministratori dei Comuni italiani.
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«Si è trattato di un evento di grande rilievo e ritengo la nostra partecipazione molto importante – ha affermato Bini – anche per il progetto che stiamo attivando con il Fai per la fornace di Felina. Il tema è ovviamente centrale per il futuro di territori come il nostro e, al di là del titolo, io come gli altri sindaci presenti, abbiamo con forza posto l’accento sulle nuove prospettive che vogliamo dare ai territori periferici». «Mai come ora – ha aggiunto – credo che aree montane e disagiate, in tutta Italia, si stiano confrontando e trovino spazi comuni di dialogo e azione, su problemi e difficoltà che sono, anche a grande distanza geografica, comunque simili: la denatalità; la necessità di creare nuove opportunità lavorative per mantenere giovani e famiglie; il mantenimento dei servizi che spesso le norme nazionali legano a parametri numerici che come conseguenza provocano ingiustizie sociali penalizzanti per i territori; collegamenti viari difficili, che negli ultimi anni hanno subito ulteriori criticità per la riforma incompiuta delle Province e la mancanza di risorse per la manutenzione».
LE STRATEGIE
«Abbiamo voluto puntare con decisione – ha concluso – sulle azioni che possono darci nuove prospettive come la Strategia aree interne, su cui si sta già lavorando per rinnovarne le risorse così da rendere strutturali le azioni sull’agricoltura, la filiera del Parmigiano Reggiano di montagna, la scuola, la formazione, l’accesso al lavoro, la connettività a banda larga, il turismo, i trasporti, i servizi, la sanità. Vogliamo lavorare sulla valorizzazione del nostro ambiente, della socialità, della rete commerciale: elementi capaci di attrarre nuovi residenti». —
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