Giochiamo tutti i giorni a guardie e ladri? Sì, dai, andiamo nelle ex Reggiane
Il blitz contro la banda di spacciatori gambiani (che se ne fregano) è l’ultimo della serie con conferenza stampa annessa. Gli ospiti dediti all’illegalità in zona stazione là dentro si mimetizzano tra i disperati. Volgarmente: non sanno dove metterli
REGGIO EMILIA. Credo che ai signori Bayo, Gamara, Dimex, Sillah, Taal, Njie, Ceesay, Mboob, Hidara, Manyang, Tamba e Sow non gliene importi proprio nulla. Nulla. Accusati di vendere droga, sono finiti nei guai con la Giustizia. Vivono nelle ex Officine Reggiane e commerciano nel quadrante della stazione, come dire casa e bottega.
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Nove su 12 (uno è già stato scarcerato ieri mattina) sono in galera in attesa delle decisioni del giudice, uno ha il divieto di dimora, mentre un altro è sparito. Non gliene importa nulla nella stessa misura in cui all’opinione pubblica non fa più caldo né freddo l’ennesima incursione delle forze dell’ordine nell’ex glorioso cuore industriale, produttivo e simbolico della città di Reggio.
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Stavolta il fatidico blitz è stato compiuto dalla polizia locale che ha solennizzato lo sgominamento della banda dei gambiani con una conferenza stampa. Ciclica conferenza stampa.
È un appuntamento – per noi giornalisti – così periodico da alimentare il disincanto. Ecco, il paradosso è tutto qui: mentre le spedizioni ricorrenti delle forze dell’ordine confermano che le ex Reggiane sono il “condominio” del degrado e dell’illegalità, niente si fa per lo smantellamento.
Non esiste un piano, un progetto, una volontà per chiudere la situazione. Troppo complicata, troppo esplodente. In mille modi ci è stato spiegato che comunque – permanendo dentro le ex Reggiane – chi delinque resta in un perimetro monitorato. Se invece si passasse alla repressione vera e propria, chi vive-sopravvive nell’illegalità popolerebbe altri spicchi di Reggio. Volgarmente: non sanno dove metterli.
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Di conseguenza qualcuno (Comune, prefettura, questura, carabinieri, guardia di finanza…) ha fatto la scelta di una lotta a bassa intensità, volta più al contenimento che alla soppressione del focolaio, che è la città fantasma.
LA DELINQUENZA
Stavolta le indagini hanno neutralizzato* una banda di cittadini del Gambia, piccola repubblica dell’Africa occidentale circondata dal Senegal. In precedenti occasioni altri blitz avevano preso di mira lo spaccio gestito dai nigeriani e da altre “compagnie di bandiera” residenti nelle ex Reggiane.
In poco tempo, dopo ogni intervento, si ricostituisce la rete dei pusher che trova le prime aree di smercio in piazzale Europa e in zona stazione. Il gioco è quello estenuante di “guardie e ladri”. La continuità della partita è assicurata appunto dal timor panico dei delinquenti per il rigore delle leggi italiane (sto scherzando).
LE FORZE DELL’ORDINE
Sono persuaso che in cuor loro i tutori della sicurezza e dell’ordine sanno perfettamente che l’apprensione e il tremore degli spacciatori sono pari a zero. Sanno altresì che è più importante il censimento: verificare se uno dei tanti Mboob vive ancora dentro le ex Reggiane, come si muove, se si è moltiplicato.
Infine, le forze dell’ordine di concerto con l’autorità costituita (una volta si chiamava così) sanno che un blitz ogni tanto leva l’arrabbiatura di torno. Quella dell’opinione pubblica che in prossimità degli appuntamenti elettorali è corroborata dalle speculazioni partitiche.
LA POLITICA
Ho l’impressione che la politica che governa Reggio sia conscia della doppia drammaticità del perimetro delle ex Reggiane: se da una parte circoscrive illegalità e degrado, dall’altra va trattato come una pentola a pressione. Una sfiatata ogni tanto permette di riportare sotto controllo il popolo dei delinquenti e dei disperati. Ripeto: delinquenti e disperati.
È su questa incerta commistione che sulle ex Reggiane s’è creato un ombrello solidaristico, umanitario, riconosciuto anche dalla gerarchia cattolica (il vescovo è andato a celebrare messa) e un alone antropologico e artistico. Che, però, hanno un limite ottico: i piccoli criminali si mescolano ai grandi emarginati, senza casa, senza lavoro, senza patria. Da ciò la sensibilità del Comune, ad esempio, che ha scelto di stare al fianco dei disperati e d’essere la spina nel fianco di chi delinque (ma ogni tanto). A lungo andare le ex Reggiane sono diventate una città fantasma tollerata, che contiene e trattiene mali e malesseri. In una società moderna, civile, davvero inclusiva questa è una modalità semmai classista, e poi struzzista. Sì, lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia…
L’OPINIONE PUBBLICA
Il risultato non è entusiasmante: i cittadini non credono più agli effetti dei blitz delle forze dell’ordine; si sono convinti della non volontà dell’amministrazione pubblica di risolvere il problema delle ex Officine Reggiane che sono proprietà privata; ritengono non degno di fiducia ogni proposito del Comune al riguardo di questo quadrante della città.
Luogo che è un “topos” non soltanto per la sua storia socioeconomica, ma anche per quella faglia insostenibile rappresentata dal favoleggiato realistico Tecnopolo di qua, e le macerie edilizie ed umane di là.
Persino gli interventi della giunta municipale nell’intorno non vengono accolti come pezzi di soluzione: il nuovo comando della polizia locale, la caserma dei vigili fuoco proprio nella palazzina che ospitava gli uffici delle Reggiane, le iniziative sull’edilizia, le ristrutturazioni si svolgono sul limitare delle ex Reggiane. Mentre l’incubatore specifico permane, dentro.
ASTERISCO
Più sopra ho infilato un asterisco in un’affermazione: “Stavolta le indagini hanno neutralizzato* una banda di cittadini del Gambia”. Si tratta in verità di un dubbio. Perché “neutralizzato” è una parola grossa.
Tanto per intenderci: staremo a vedere quali esisti giudiziari avrà l’indagine e il blitz contro la banda dei gambiani. Questione di giorni oppure ore.
Come in altre occasioni seguiremo il processo, riporteremo la sentenza. E ancora una volta si capirà perché agli imputati non gliene importa nulla e perché continua l’assurdo gioco alle ex Reggiane.
Guardie e ladri. —