Va al cimitero e scopre il furto della lapide della moglie
Ha denunciato l’episodio ai carabinieri dopo aver trovato la tomba spoglia. «Mi avevano chiesto di toglierla perché di colore diverso rispetto alle altre»
REGGIOLO. Andare al cimitero nel giorno dell’anniversario del matrimonio della propria moglie per portarle un fiore e scoprire, con orrore, che qualcuno ha rimosso la lapide del loculo. Strappando nome, cognome e fotografia. È quanto accaduto al cimitero del capoluogo ad Adriano Spaggiari, un signore di Reggiolo che lo scorso mese di febbraio ha perso l’amata consorte, Marisa Bartoli, morta a 74 anni di malattia.
Un episodio che Spaggiari ha denunciato ai carabinieri della locale stazione. I quali preliminarmente hanno accertato anche che l’iniziativa (che così sarebbe stata davvero maldestra) non fosse partita da Sabar, che a Reggiolo gestisce il servizio cimiteriale, ma così non è. «Nei mesi scorsi mi avevano contattato per dirmi che la lapide che avevo fatto installare non era conforme alle altre e che avrei dovuto rimuoverla» spiega. Di fatto, rispetto a quelle bianche che caratterizzano l’intera facciata dedicata ai loculi dove riposano le ceneri dei defunti, Spaggiari aveva fatto installare una sorta di sovra-lapide in ceramica, alta pochi millimetri, che le conferiva un colore più giallognolo. «Avevo chiesto che quella richiesta mi venisse fatta via raccomandata. Cosa che però mi è stata negata», racconta. I mesi sono passati, Spaggiari non ha rimosso la lapide – «Il mio marmista mi ha confermato che non esiste alcun regolamento sul caso», spiega – fino a che, il primo ottobre, ha fatto l’amara scoperta, recandosi al cimitero.
I due episodi, però, sono da ritenersi scollegati. «Al maresciallo, Sabar ha spiegato che loro non erano intervenuti – chiarisce Spaggiari – . Quindi è stato qualcuno al quale evidentemente dava fastidio, perché non vedo il senso di questa rimozione. Eppure, è stata strappata dalla tomba di mia moglie, con nome, cognome e foto. Ci sto ancora male a pensarci».
L’uomo ha chiesto anche al custode se per caso avesse notato qualcosa, ma non ha visto niente.
Resta il mistero. E resta un gesto difficile da mandare giù, di quelli che fanno male dove già fa male. Resta il senso di violazione di un sentimento come quello della perdita di una persona amata. «Cosa possono essersene fatti di una lapide con il nome di mia moglie se non buttarla via da qualche parte?», si chiede l’uomo affranto. —
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