Freed Up produce mascherine made in Carpineti e certificate
Prodotte da una start up della montagna e confezionate anche da ragazzi disabili. Doris Corsini: «Dietro il nostro prodotto ci sono tanta ricerca e tanta selezione»
CARPINETI. L’economia appenninica, come in molti altri territori italiani, fatica a uscire dalle difficoltà causate dalla pandemia, ma c’è anche chi ha cercato di trarre un’opportunità da questa situazione. È l’esempio che si può trarre da Freed Up, nuova azienda che produce mascherine 100% made in Italy, per la precisione nell’Appennino reggiano. Una mascherina per le fasi 2 e 3 dell’emergenza Coronavirus, prodotta da questa nuova realtà che ha riunito tre “giovani” esperienze imprenditoriali, innovativa per la scelta di design, filtro certificato per le chirurgiche, varietà di modelli.
«Abbiamo iniziato a produrre mascherine filtranti destinate alla collettività – spiega Doris Corsini, modellista e stilista – nella primavera del 2020, in pieno lockdown. Grazie alle mie competenze sartoriali e ad Andrea Dallari col suo impegno e il laboratorio tessile, con molte volontarie abbiamo regalato alla Croce Rossa, ai carabinieri, ai cittadini e alle maestranze comunali alcune migliaia di mascherine nella fase rossa dell’emergenza».
Gabriele Arlotti ha apportato le proprie competenze imprenditoriali con la ricerca di materiali certificati, reperiti, non senza fatica, sul mercato: «È la prima mascherina di design in Italia che utilizza uno stesso tipo di filtro utilizzato per le mascherine chirurgiche». Così è nata Freed Up, azienda con sede a Carpineti che si pone fra i produttori che propongono il maggior numero di modelli fra cui scegliere: oltre 130. Un piccolo brand che ha come consulente scientifico l’ingegner Giorgio Taglietti, ex responsabile del Servizio di prevenzione e protezione dell’Asl di Brescia, consulente di strutture sanitarie e autore di articoli in materia. Queste collaborazioni hanno creato le basi per realizzare una mascherina che, oltre a essere bella, ha un filtro certificato UniEn 14683:2019 (mascherina chirurgica Tipo I, Tipo II e Tipo IIR), una particolarità unica. Essendo sanificabili più volte, inoltre, hanno il pregio di avere un costo unitario inferiore alle chirurgiche ed essere ecologiche, visto il riutilizzo e la possibilità di riciclo.
«Abbiamo fatto prove, ricerche di materiali, tentativi di migliorare quanto già si stava facendo – prosegue Corsini – abbiamo quindi voluto il filtro migliore fra i certificati equivalenti per le chirurgiche e il modo per intercambiarli. Gli elastici più performanti e morbidi con il sistema per regolarli e i tessuti più adatti. Soprattutto abbiamo richiesto che questi componenti fossero tutti di produzione italiana. Abbiamo selezionato tra oltre 50 campioni, i quattro che permettessero il maggiore comfort e respirabilità, mantenendo al contempo la sicurezza di una protezione totale. Per chi ha volti minuti e per i bambini è stato studiato anche un modello più performante».
Parte del confezionamento è svolto da ragazzi diversamente abili del “Cto Labor” di Cavola, per sostenere la loro indipendenza economica e proseguire con l’impegno sociale da cui è nato il brand Freed Up. In questa ottica nasce anche la collaborazione con il “Nuovo comitato Nobel per i disabili onlus”: si andranno, infatti, a realizzare modelli con stampe firmate dagli artisti di “Arte IRegolare” e il ricavato sarà interamente devoluto al comitato.
Anche i testimonial della campagna promozionale sono stati scelti fra i ragazzi e le ragazze d’Appennino, immortalati in luoghi suggestivi come le Fonti di Poiano e la Pieve di Santa Maria di Toano. Le loro foto sono sul sito www.freedup.it. Le mascherine Freed Up sono disponibili anche in alcune farmacie del territorio e l’azienda sta selezionando rivenditori per la rete di distribuzione (info@freedup.it oppure WhatsApp o telefonate al 351-83.71.099). Le mascherine Freed Up possono essere utilizzate da tutti. —
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