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Prostituzione e droga, altri due arresti nell'inchiesta sui traffici di un'organizzazione albanese

Prostituzione e droga, altri due arresti nell'inchiesta sui traffici di un'organizzazione albanese

I carabinieri di Castelonovo Monti che hanno svolto le indagini coordinate dal sostituto Giulia Stigani, hanno fatto scattare le manette ai polsi di due uomini di 32 e 26 anni, ricercati da giugno

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CASTELNOVO MONTI. In manette due delle cinque persone, sfuggite alla cattura lo scorso giugno, nell'ambito dei provvedimenti restrittivi emessi dai giudici del tribunale di Reggio Emilia, su indagini dei carabinieri di Castelnovo Monti, nell'inchiesta Telepass. Gli uomini del Nucleo operativo di Castelnovo Monti hanno scoperto un sodalizio criminale di matrice albanese, con appoggi da parte di persone rumene e italiane, dedito allo sfruttamento della prostituzione di donne albanesi nel Reggiano, con attività anche nel traffico di sostanze stupefacenti.

Tra i nove indagati colpiti da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Reggio Emilia, 5 non sono stati rintracciati. Due di loro ora sono stati arrestati. Si tratta del 32enne Erjon Hysenaj arrestato nei giorni scorsi dalla polizia di frontiera dell’aeroporto di Bergamo Orio al Serio dove è giunto proveniente dall’Albania e del 26enne Haxhi Mulaj con ultimo domicilio a Reggio Emilia ma di fatto irreperibile e alla fine rintracciato dai  carabinieri. Entrambi erano ricercati sull’intero territorio azionale.

Una complessa e articolata attività investigativa quella avviata sin dal 2016 dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Castelnovo Monti nei confronti della banda che ha consentito di ricostruire l’attività di sfruttamento della prostituzione praticata da numerose albanesi in provincia di Reggio Emilia e accertare, a carico di alcuni degli indagati, una parallela e altrettanta proficua attività correlata al traffico di sostanze stupefacenti. Il sostituto procuratore Giulia Stignani, al termine di indagini svolte attraverso intercettazione, servizi di osservazione, pedinamenti, aveva richiesto e ottenuto dal gip la misura cautelare.

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione e, in concorso tra loro di una serie di singoli reati aggravati dalla commissione verso una pluralità di soggetti e talvolta verso congiunti, nonché di innumerevoli reati concernenti lo spaccio e la cessione di sostanze stupefacenti, commessi nell’ambito delle attività di gestione e controllo della prostituzione nella città di Reggio. Al blitz di giugno, scattato tra la Lombardia e l’Emilia Romagna, ha portato in carcere il capo dell’organizzazione una 35enne albanese Liljana Shoshari, residente a Rezzato (Bs) e l’autista delle lucciole Ludovico Ratta, 61enne calabrese d’origine residente a Reggio Emilia finito ai domiciliari, che si preoccupava di accompagnarle sul posto di lavoro (dietro compenso in danaro o prestazioni sessuali).

le manette sono scattate anche per la 38enne rumena Ionica Paun, residente a Rezzato, prima collaboratrice della bos dell’organizzazione che aveva, tra i compiti,  quello di controllare le ragazze, contribuendo anche alla ricerca delle postazioni dove farle lavorare e riscuotendo dalle ragazze parte dei ricavati dell’attività e Emiljano Osmani, albanese, 27enne, in Italia senza fissa dimora e rintracciato nel bresciano che aveva il compito di controllare durante l’attività le ragazze sfruttate. Proseguono le ricerche degli ultimi 3 componenti della banda ancora irreperibili.

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L’indagine è iniziata nel lontano 2006 da un’attività investigativa antidroga a Castelnovo Monti terminata con l'arresto di 17 persone, con il sequestro diversi etti di cocaina e di una pistola che aveva base in Val d’Enza. Nel   gennaio del 2017, nell'ambito dell'inchiesta sullo spaccio, è stato arrestato un albanese di 36 anni tra i cui contatti telefonici era presente, quale fornitrice abituale di droga, una connazionale di 32 anni, risultata poi essere uno dei capi del sodalizio criminale. Le intecetttazioni, i servizi di osservazione e pedinamento svolti successivamente hanno permesso di ricostruire un quadro esaustivo delle attività criminali gestite dagli associati, consistenti in prevalenza nello  sfruttamento di dieci giovani donne provenienti dall’Est Europa che "nbattevano lungo la via Emilia.

L’indagine si è poi ramificata svelando anche una serie di soggetti di nazionalità albanese dediti stabilmente alla commissione di furti e rapine in abitazione.