«Non ci lasciano riaprire: siamo delusi e senza certezze»
Marco Giannarelli, titolare della società Turismo Appennino di Cerreto Laghi: «Si va verso la proroga di altri 20 giorni. Vediamo disparità di trattamento»
VENTASSO. Una beffa che non ha fine. Quasi ogni giorno sul crinale cade nuova neve, e gli accumuli a terra segnano record di spessore. Ma il turismo bianco resta fermo. Mentre negli ultimi anni il problema principale degli operatori era la mancanza di neve, quest’anno invece ci si è messo il Covid. E ora, dopo aver perso completamente il periodo delle festività, dopo il rinvio della possibile apertura degli impianti in tutta Italia dal 7 al 18 gennaio, anche questa seconda data appare a rischio. Marco Giannarelli, titolare della società Turismo Appennino che gestisce gli impianti a Cerreto Laghi, è sicuro: «Non ci lasceranno riaprire». Con l’introduzione della zona arancione in cinque Regioni, arrivano nuove restrizioni. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha affermato: «Sembra difficile ipotizzare che, con le scuole superiori chiuse, si possa immaginare di aprire le piste da sci».
Attualmente la situazione a Cerreto vede le piste aprire saltuariamente per accogliere su prenotazione gli atleti Fisi iscritti ai club, scelta che pone la stazione nella condizione di essere l’unica reggiana ad avere aperto in qualche modo (comunque, Febbio ha già scelto di non attivare le seggiovie per anticipare l’intervento di revisione quindicennale della Fortino-Mardonde).
«Apriamo solo in alcune giornate per accogliere i giovani atleti – spiega Marco Giannarelli – ma nelle nostre intenzioni si trattava di una soluzione tampone, per permettere alla stazione di essere in qualche modo “viva”, poter far lavorare un minimo anche i bar e per far sì che questi atleti, spesso giovani, avessero l’occasione di allenarsi e comunque mantenere la loro passione per lo sci. Ma ora che la situazione si protrae, non so se continueremo; per noi attivare le seggiovie per 50, massimo 80 ragazzi nelle giornate di apertura significa andare in perdita. Continueremo questa settimana, weekend compreso, poi vedremo le nuove comunicazioni».
Per sabato è infatti atteso il nuovo Dpcm, che dovrebbe chiarire la situazione anche degli impianti sciistici. «Ma io so già che non ci faranno aprire – afferma Giannarelli – è la linea che sembra confermata anche dai contatti che abbiamo e che hanno la possibilità di cogliere le intenzioni del governo. Sembra che si vada verso una ulteriore proroga di altri 20 giorni, che vorrebbe dire lasciare solo un ultimo scampolo di stagione. E poi non potremo avere neanche certezze su ulteriori nuove date che ci verranno comunicate. Restiamo senza sapere nulla, come anche sugli eventuali ristori non abbiamo avuto alcuna comunicazione. La nostra attività non è come quella di un normale negozio, che se dicono “ok, domani potete aprire”, lo si fa immediatamente; per preparare la pista sulla Nuda, ad esempio, con tutta la neve che è venuta, ci vogliono almeno quattro giorni di lavoro».
Non nasconde delusione e preoccupazione per il futuro, l’operatore cerretano: «Ci sentiamo campati in aria e siamo ovviamente delusi, anche perché vediamo una disparità di trattamento tra settori diversi: vediamo code davanti alle poste, alle banche, ai supermercati, e alla montagna viene imputato questo rischio di contagi che, con le dovute precauzioni, che siamo tutti pronti ad adottare, non sarebbe assolutamente alto, anzi: in stazioni come la nostra, tutti gli impianti sono aperti, basterebbe stare attenti a quanti si sale sulla seggiovia e si potrebbe sciare senza problemi». —
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