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Reggio Emilia, dentro al Mire sorgerà un museo archeologico per valorizzare l’acquedotto romano

Roberto Fontanili
Reggio Emilia, dentro al Mire sorgerà un museo archeologico per valorizzare l’acquedotto romano

Dai resti ritrovati durante gli scavi del nuovo ospedale nasce un progetto di conservazione degli importanti resti

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REGGIO EMILIA. Mettere in relazione passato, presente e futuro e raccontare la storia di Reggio o meglio di Regium Lepidi, come era chiamata in epoca romana, con la creazione di un piccolo museo multimediale all’interno del Mire e un parco archeologico all’aperto, nel giardino, è il progetto a cui stanno lavorando Soprintendenza, Comune e Ausl dopo il ritrovamento dei resti di un acquedotto romano nell’area dove sorgerà il nuovo ospedale della donna e del bambino.

Un ritrovamento non inatteso, perché alcuni reperti romani erano già stati individuati in occasione dei lavori per la realizzazione del Core nel 2011 e 2012, ma ora indagini e studi recenti hanno portato al ritrovamento di tre diverse condotte idriche (datate tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.) che servivano per portare l’acqua dalle sorgive delle Acque Chiare alla città romana che coincide circa con l’attuale centro storico.

Un’operazione di recupero e valorizzazione dei reperti che camminerà di pari passo alla realizzazione del Mire e che, quindi, sarà conclusa nel giro di 2-3 anni. A spiegare ieri i contenuti dell’accordo tra Soprintendenza, Comune e Azienda Usl Irccs e la creazione all’interno del Mire di uno spazio apposito per valorizzare i manufatti ritrovati, sono stati il sindaco Luca Vecchi, Cristina Marchesi direttore generale Ausl, Cristina Ambrosini, ex sovrintendente e direttore del Patrimonio culturale della Regione, Annalisa Capurso, archeologa della Sovrintendenza e Mauro Ricci, restauratore della Sovrintendenza che seguono in prima persona i lavori tuttora in corso.

Acquedotto ritrovato. Hanno sottolineato «come si tratti di un risultato frutto dell’archeologia preventiva», procedura che prevede di poter effettuare verifiche archeologiche preliminari all’esecuzione di un’opera pubblica. Le indagini eseguite per il Mire hanno portato a individuare due condotte idriche sotterranee di epoca romana. «La novità – spiega Annalisa Capurso – è stata la scoperta del principale acquedotto della città romana».

Nell’area sorgono tre opere idriche diverse. La prima è un doppio canale di tubuli di terracotta, la seconda è un canale unico in laterizi con voltino e la terza è l’acquedotto principale che è invece un’opera di tipo monumentale, individuato per ora per una lunghezza di oltre 140 metri. Si tratta, aggiunge Capurso, «di una struttura a volta alta 1,8 metri, composta da varie gettate contro terra di conglomerato di scaglie di pietra, frammenti di laterizi, malta, con canale interno per lo scorrimento delle acque ed è in buone condizioni di conservazione. Le tre condotte idriche saranno ora oggetto di studio per datarne la costruzione».

Sulla base delle prime analisi degli esperti, «si può ipotizzare sia stato costruito con la piena urbanizzazione di Regium Lepidi, tra il I secolo a.C. e il I d.C. quando la città visse una forte fase espansiva e di sviluppo», conclude Capurso.

Il futuro museo al Mire. «Il progetto di valorizzazione prevede – spiega invece il restauratore Mauro Ricci – la realizzazione di uno spazio conoscitivo all’interno del Mire, dotato di foto e di strumenti multimediali, dove sarà collocata anche una sezione dell’acquedotto posta all’interno di una apposita gabbia protettiva. La restante parte dell’acquedotto portato in superficie resterà nel giardino del Mire e potrà essere visibile da tutti i cittadini, come peraltro per il reperto collocato all’interno del Mire».