Collini: «Così muore il mondo musicale: nel silenzio di tutti»
Il noto cantante reggiano dal circolo Arci “Idee di gomma” «Quando il virus sarà vinto, molte realtà non ci saranno più»
Leonardo Grilli
reggio emilia. «Sì, effettivamente per molti di noi è stato il concerto migliore». Comincia con una battuta, com’è nel suo stile, il noto cantante e artista reggiano Max Collini, anima degli Offlaga Disco Pax. Ma l’ironia finisce in un attimo. Perché il momento, per tutto il comparto della cultura musicale, è davvero drammatico. «A parte le battute – conferma Collini – c’è ben poco da ridere. Rischia di morire un mondo».
Per questo il cantante, sabato alle 21, ha partecipato all’iniziativa nazionale “Ultimo concerto” esibendosi, volto cupo e in rigoroso silenzio, all’interno del circolo Arci “Idee di gomma” di Correggio. Mentre Collini sta in piedi fissando la telecamera, attorno a lui i dipendenti del locale smontano lentamente la scenografia, togliendo sedie e arredi. Finché, nel circolo, rimane solo il vuoto. Un presagio di quello che potrebbe accadere.
«Il problema principale – spiega Collini – è che dopo la pandemia tutto ciò che abbiamo amato in tema di cultura, spazi, spettacoli rischia di non esistere più. Tutto ciò che è stato costruito in anni e anni di volontariato, penso ad esempio ai circoli Arci, rischia di morire. Vogliamo tornare alla vita che facevamo prima, ad assistere agli eventi che c’erano prima, e invece potrebbe non esserci più nulla di tutto questo. Il nostro mondo è rimasto al margine dell’iniziativa politica, dei sussidi, un teatro stabile pubblico ha dei problemi ma i lavoratori sono stati tutelati e siamo sicuri che lo ritroveremo. Il circolo Arci che faceva eventi e cultura non lo troveremo più».
Migliaia di professionalità «che inevitabilmente andranno altrove, sempre se saranno in grado di farlo, e così si impoverirà un settore che impiegherà anni per tornare in piedi. Non voglio che tutto si riduca a eventi che si guardano in televisione: il dramma è quello, che la gente non esca più di casa, che muoia la socialità e l’aggregazione».
Da qui l’esigenza di organizzare un’iniziativa nazionale di impatto come quella di sabato che, prosegue Collini, «è stata un’operazione mediatica di successo, capace di coinvolgere tutta la filiera. Pesa la mancanza di ogni tipo di sostegno da parte dello Stato, se non su piccolissime cose, e pesa la mancanza di una legge sullo spettacolo».
Un problema troppo spesso «sottovalutato. Si diceva “tanto fra qualche mese si riapre” ma questi mesi durano da un anno ormai. Ci sono migliaia di attività che muoiono nel silenzio più totale e il nostro silenzio sul palco simboleggiava proprio questo: la morte degli artisti e di una generazione intera».
Importante, conclude il cantante, anche la partecipazione «dei grandi nomi della musica. Mi fa piacere che abbia aderito Ligabue, o lo Stato sociale che si è esibito al Lokomotiv di Bologna. Vuol dire che c’è la consapevolezza di tutti che la filiera musicale non vive solo dei grandi concerti che riempiono l’Arena Campovolo una volta l’anno. Metà dei club potrebbero non riprendersi più, morirebbe un mondo che ha lanciato una marea di artisti che oggi non sarebbero quello che sono senza quei locali che hanno dato loro la possibilità di esordire». —
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