Gazzetta di Reggio

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REPERTI ARCHEOLOGICI 

Oggi piazza San Prospero svela le meraviglie nascoste

Chiara Cabassa
Oggi piazza San Prospero svela le meraviglie nascoste

Il cantiere apre “le porte” ai reggiani per mostrare una diversa storia di Reggio. Capurso della Soprintendenza: «Il ritrovamento clou? Un prezioso mosaico» 

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REGGIO EMILIA. «Sono due mondi, così diversi, che si incontrano, una storia nella storia che vogliamo possa essere raccontata al meglio a tutti i reggiani». A parlare è Mariafrancesca Sidoli, assessora alla valorizzazione della città storica, e i due mondi che si incontrano sono la Reggio di ieri e quella di oggi. E perché no di domani. Due mondi che oggi in piazza San Prospero i reggiani potranno vedere, sbirciare, immaginare, sognare. Sì perché alla luce degli importanti ritrovamenti dei giorni scorsi, durante gli scavi di Ireti volti all’ammodernamento e alla riqualificazione della rete idrica prima della ripavimentazione, oggi a cantiere aperto alcune reti antipolvere che cingono l’area dei ritrovamenti verranno abbassate. In questo modo, i cittadini potranno ammirare dal vero una eccezionale testimonianza. Ma cosa è stato ritrovato di tanto importante?

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A parlarcene è Annalisa Capurso, funzionaria archeologa della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bologna, Reggio Emilia, Modena e Ferrara: «In occasione degli scavi – spiega Capurso – approfittando dei lavori di rifacimento di piazza San Prospero, la Soprintendenza ha concordato verifiche sulla stratigrafia con l’obiettivo di ricostruire parte della storia di Reggio Emilia. E i risultati sono stati molto interessanti». «Abbiamo trovato – entra nello specifico la funzionaria della Soprintendenza – strati di epoca medioevale che sono stati campionati e ora sono in corso di studio e approfondimento da parte dell’Università. Così come sono in fase di studio le numerose sepolture recuperate alcune delle quali con particolari antropologici particolarmente interessanti. Ma il ritrovamento più importante è senza dubbio quello di un bellissimo mosaico». E cosa ci dice questo ritrovamento? «Innanzitutto è di epoca romana, del primo periodo dell’Impero romano. Per via di alcuni dati e reperti che abbiamo trovato, il mosaico poteva appartenere o a un edificio pubblico o a una grande domus. Al momento abbiamo recuperato quattro metri per oltre cinque di pavimento». Potrà mai, questo mosaico, diventare un “pezzo” all’interno di qualche museo o comunque pubblicamente fruibile? «Secondo la nostra opinione, se il Comune lo vorrà, il mosaico potrà essere esposto o comunque visibile. Per il momento dovremo garantirgli massima protezione: sarà quindi coperto con un telo e riseppellito».

A illustrarci altre curiosità è Cecilia Pedrelli, archeologa di Gea srl. «In prossimità della chiesa di San Prospero – ci racconta – abbiamo trovato un’ampia area di sepoltura con tombe strutturate alla cappuccina. Molte erano già state manomesse, una manomissione dovuta all’azione di apertura e chiusura per deporre nuovi inumati. Molte di queste tombe, inoltre, sono state utilizzate come ossari. Nelle tombe più grandi abbiamo trovato fino a dieci individui inumati e solo quelli più superficiali erano ancora composti».

E a proposito della domus o dell’edificio pubblico al quale apparterrebbe l’importante mosaico recuperato, Pedrelli svela qualche particolare in più. «Abbiamo trovato un livello di notevole bruciatura, quindi è possibile che l’edificio sia stato distrutto dalle fiamme. A salvarsi, oltre al mosaico, è stato un notevole disco in bronzo del diametro di 22 centimetri appartenente a qualche suppellettile e probabilmente rimasto e sopravvissuto all’abbandono della casa».

Un viaggio nel passato, quello che oggi siamo invitati a fare, per dare più valore a una piazza che già guarda al futuro. —

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