Gazzetta di Reggio

Reggio

la proposta dell’assemblea dei soci  

«Mancano infermieri Allora formiamo gli operatori sanitari»

M.P.

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POVIGLIO. «Nell’incontro che abbiamo fatto venerdì pomeriggio l’Ausl non ha negato la possibilità di dare una mano, ma non dispone di personale infermieristico da poter destinare alla cra “Le Radici” di Poviglio».

Lo rivela Renzo Bergamini, presidente dell’assemblea dei soci dell’Asp Progetto Persona di cui “Le radici” fa parte, aggiungendo: «Mi auguro che la sindaca Cristina Ferrarroni si sia resa conto che si tratta di una situazione d’emergenza generalizzata e che non riguarda solo la nostra zona ma tutta Italia. Nessuno vuole penalizzare gli anziani di Poviglio, anzi, il nostro scopo è quello che nessuno debba essere rimandato a casa». Nell’incontro di venerdì la dottoressa Cristina Marchesi, direttrice dell’Ausl di Reggio Emilia, ha dipinto un quadro piuttosto critico: «Oltre al sacrosanto diritto di concedere un periodo di ferie a chi, per un anno e mezzo, ha lavorato in prima linea per la pandemia – afferma Bergamini – molti infermieri sono ancora impegnati nella campagna vaccinale anti-Covid. Bisogna anche tenere presente che alcuni medici e infermieri che hanno dichiarato di non volersi vaccinare potranno essere sospesi dal lavoro. Alcuni ospedali hanno chiuso dei reparti e in alcune case di riposo è stato deciso di ridurre il numero degli ospiti, mentre altri sono stati riaffidati alle famiglie».

Il tema è questo: l’operatore socio-sanitario può svolgere attività infermieristiche? «C’è indubbiamente la necessità di rispondere alla carenza cronica di infermieri – dice Bergamini – che si è verificata soprattutto nelle strutture residenziali per anziani e disabili, a causa dell’emergenza sanitaria. Di fatto, tanti degli infermieri che si trovavano a operare in queste strutture (ma anche a domicilio) sono stati trasferiti nelle strutture ospedaliere e sanitarie pubbliche, dove la domanda è crescente e le condizioni contrattuali più favorevoli. Si sta ragionando per verificare la possibilità di creare una figura professionale che abbia competenze sia di operatore socio-sanitario ma anche di infermiere professionale». Come possibile soluzione, dunque, non è escluso che possa essere valutata la riattivazione del percorso di formazione complementare in assistenza sanitaria per operatori sociosanitari. La proposta, già deliberata dalla Regione Veneto, ha suscitato polemiche soprattutto da parte dell’Ordine degli infermieri professionali. —

M.P.

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