Ligonchio, pastore preso a bastonate dal collega
Denunciato per lesioni un 27enne rumeno. Indagini dei carabinieri forestali anche sulla regolarità del contratto di lavoro
Elisa Pederzoli
VENTASSO. Si è presentato alla Presa Alta con il volto tumefatto e i segni di una brutale aggressione. Quando è stato soccorso e portato all’ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti – dove è stato dimesso con una prognosi di 10 giorni – ha raccontato che ad aggredirlo è stato un connazionale, che con lui governa le pecore al pascolo.
Sul caso, sono partite le indagini dei carabinieri forestali del Parco, comandanti dal tenete colonnello Giuseppe Piacentini, dopo che la vittima ha formalmente denunciato per lesioni un 27enne.
Tutto è successo il primo settembre scorso, nel territorio di Ligonchio. Secondo quanto ricostruiti dai militari, tutto sarebbe partito da una critica sulla modalità di esecuzione di un lavoro. Poi la brutale aggressione. Il 24enne ferito sarebbe stato preso a bastonate alle gambe, tanto che sarebbe caduto e avrebbe sbattuto il volto.
Il contesto dell’accaduto è quello dei pascoli. Sul Crinale, attualmente, ci sono qualcosa come 526 ettari dati in affitto da parte degli Usi Civici a un allevatore friulano. Sono i territori di Febbio, Gazzano, Cervarolo, Civago, Cerré Sologno e Asta. I contratti scadono il prossimo novembre, a esclusione di Febbio dove il sarà in vigore fino al 2027.
Sono tre i ragazzi, tutti di origine rumena, che si occupano sul campo delle greggi. Vivono in una roulotte e si spostano con gli animali – si parla di 2mila pecore – e cinque cani da pastore. Gli accertamenti dei carabinieri forestali sono finalizzati anche ad accertare la regolarità dei contratti di lavoro in essere. La questione dei pascoli e dei contratti di affitto nelle ultime settimane sono finiti al centro del dibattito, sul Crinale. A dare impulso alla discussione era stata “l’invasione” di asini all’arrivo degli impianti a Febbio, che aveva portato il sindaco di Villa Minozzo, Elio Ivo Sassi, a una denuncia pubblica di una situazione ritenuta insostenibile che ha portato anche al comissariamento da parte del Comune degli Usi Civici di Febbio, con tanto di ricorso al Tar. Anche l’ente Parco recentemente è intervenuto sulla materia con una nota che sottolineava come «si registrano nell’area in questione modalità improprie delle attività di allevamento e pastorizia, carichi animali sui suoli a volte molto pesanti, precarietà e improvvisazione nella gestione delle greggi e dei cani da custodia nonché nella corretta gestione di altri animali al pascolo». Il consiglio direttivo del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano aveva sottolineato di ritenere «importante e necessaria una più accurata e completa analisi della gestione dei beni di uso civico».
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